A Cornegliano Laudense, in provincia di Lodi, i genitori di alcuni alunni della locale scuola primaria hanno deciso di tenerli per un giorno a casa in segno di protesta per la situazione difficile con una bimba disabile: le famiglie hanno motivato il gesto parlando di “risposte inadeguate” da parte della scuola e dei docenti nel gestire la situazione in classe.
Protesta per l’alunna disabile in classe
L’episodio risale allo scorso 11 ottobre ma è diventato pubblico solamente nelle ultime ore: in un istituto di istruzione primaria di Cornegliano Laudense (Lodi) per un giorno i genitori degli alunni di una classe non hanno mandato i figli a scuola per protestare contro le “risposte inadeguate” del preside e degli insegnanti in merito al caso di una bimba che presenta gravi disabilità psichiche e che creerebbe difficoltà anche ai suoi compagni. Di fronte a questa sorta di sciopero bianco è arrivata a stretto giro di posta la replica da parte del corpo docente che ha invece sollevato il problema di una possibile discriminazione scolastica nei confronti dell’alunna.
La polemica tra i genitori e la scuola
In questo modo, stando a quanto riportano le cronache locali, si è creata una contrapposizione tra la dirigente scolastica e il personale della scuola primaria da una parte e le famiglie degli altri alunni dall’altra. Queste hanno motivato il loro gesto dello scorso ottobre dicendo che la piccola alunna causerebbe problemi in classe a causa dei suoi “deficit comportamentali“. Secondo loro, sin dall’inizio dell’anno scolastico vi sono stati diversi “gli episodi di aggressività da parte della bimba” non gestiti correttamente dai docenti, che avrebbero messo in pericolo l’incolumità dei figli.
Di fronte alle accuse di non intervenire e di minimizzare il problema Stefania Menin, preside della scuola, ha replicato che la protesta dei genitori “finisce per escludere e isolare doppiamente questa bambina“: è anche questo il motivo che ha portato gli insegnanti a mettere in scena qualche giorno fa una contro-protesta fuori dall’edificio scolastico con degli striscioni.
Da qui il caso ha avuto una eco nazionale e nella successiva assemblea di classe, oltre alle maestre e alle famiglie, ha partecipato anche una rappresentante del Provveditorato agli Studi per cercare di trovare una soluzione e riallacciare i fili del dialogo tra corpo docente e genitori.
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