L’epidemia del virus Zika, che sta tenendo sulle spine la popolazione di mezzo mondo, ha contribuito a far conoscere una patologia che la maggior parte delle persone ignorava, ovvero la microcefalia: una malformazione cerebrale che impedisce il normale sviluppo della scatola cranica e del cervello, i quali risultano assai più piccoli della media per età e per sesso. Per fare un po’ di chiarezza sull’argomento è intervenuta Glen Hartley, mamma di due bambine affette da microcefalia, che, dalle pagine di Vanity Fair, ha raccontato ai lettori la propria esperienza personale.
Prima di diventare madre Glen non aveva mai sentito parlare di microcefalia. Poi è nata Claire e la donna è stata costretta, suo malgrado, a imparare ogni singolo aspetto del disturbo, in quanto la sua piccola è nata con questa malformazione, malgrado nessuno dei genitori avesse casi pregressi in famiglia.
Immediatamente la diagnosi è stata infausta: Claire, infatti, avrebbe avuto un cranio di dimensioni inferiori alla media e un’aspettativa di vita piuttosto basta.
La seconda gravidanza di Glen
Relativamente a una seconda eventuale gravidanza prospettarono a Glen il 25% di possibilità di mettere al mondo un neonato con la medesima patologia. Il rischio c’era, certo, ma non era poi così alto da rinunciare a priori alla possibilità di avere un altro figlio. Arrivò così la secondogenita di Glenn, la piccola Lola, la cui malformazione cerebrale emerse solo a gravidanza inoltrata. Il destino, ancora una volta, aveva sferzato contro Glenn il proprio attacco proditorio.
Convivere con la microcefalia
Glen ammette che accettare questa patologia non è stato per niente facile, ma adesso lei e il marito si sono rimboccati le maniche per rendere l’esistenza delle proprie figlie, nei limiti del possibile, serena e dignitosa. “Non è facile” – ha ammesso la donna – “avrei voluto il meglio per le mie bambine, ma cerchiamo di rendere la loro vita un viaggio felice, nonostante tutto”.
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