“Mamma, se sei troppo stanca vai a dormire” mi dice mio figlio dall’alto della saggezza tipica di un seienne. E se ci penso trovo che anche in questo caso è lui ad avere ragione.
Ha ragione perché quando diventiamo mamme iniziamo a “sbatterci” per una serie di inutilità senza le quali vivremmo molto meglio, noi e i nostri figli.
Per qualche oscuro motivo, dopo aver partorito, la cosa che ci viene meglio è complicarci la vita, andare in paranoia per cose piccoli e senza grande importanza, affrontare ogni difficoltà come fosse una montagna.
Invece lo svezzamento è solo uno svezzamento, così come togliere il pannolino è solo togliere il pannolino. E se i vostri figli iniziano a parlare a tre anni, invece che a due pazienza, i vostri timpani ringrazieranno. Brave mamme non significa affannarsi, essere presenti sì, fare il meglio che si può, senza per questo doversi esaurire.
Quello che mi ha insegnato la maternità è che ingoiare l’elefante intero è impossibile, mentre spezzettarlo in tanti piccoli pezzetti da ingoiare uno alla volta è facile. Si può.
Madre non significa supereroina, significa donna con un sacco di cose in più da fare e questo giustifica la stanchezza, giustifica il fatto che se non sempre ce la facciamo a far tutto i nostri figli cresceranno comunque bene.
Significa che fermarsi, respirare, dire “Basta, io non ce la faccio” e rimandare la pulizia della casa, le lavatrici, prerarare una cena precotta, abbandonarsi al divano per una sera, non ha mai ucciso nessuno. E non farà sentire i nostri figli meno amati.
Se siamo troppo stanche, andiamo a dormire. Me lo ha insegnato mio figlio.
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