Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia modifica, modella e condiziona il nostro stile di vita.
In pochi decenni sono cambiate davvero tantissime cose, ma chi poteva immaginare che anche il modo di essere genitore sarebbe cambiato così profondamente? In meglio, in peggio, questo non si può sapere, forse non esiste un meglio o un peggio, oggi esiste solo più comunicazione, delle volte pure troppa.
Chi ama la vita virtuale si lascia spesso condizionare dalle sue molteplici possibilità, nasce quindi una nuova “categoria” di mamme, le mamme 2.0.
Mettere etichette non è una buona abitudine. Ma le mamme 2.0? Sono quelle che hanno una forte predisposizione per la tecnologia, che smanettano con tablet e smartphone, che riescono a organizzare gravidanza e maternità sfiorando un touchscreen, che scaricano app per ogni circostanza e che, dopo aver partorito, iniziano il bimbo a questo mondo virtuale.
Chi ha profili social condivide la sua nuova esperienza come mamma, posta foto, stati, magari anche banali, ma c’è da capirlo, l’entusiasmo di una neo mamma è grande.
Molti criticano questo tipo di maternage 2.0, ma chi appartiene alla categoria si difende a spada tratta. Le mamme 2.0 sanno giocare meglio con i loro figli e hanno più fantasia. Potrebbe essere vero, come no. Quello che invece è vero è che pretendere che i propri figli vivano isolati da questo bombardamento tecnologico è quanto meno anacronistico.
Siamo tutti figli del nostro tempo, non possiamo pretendere di mettere i nostri bambini in quarantena da una tecnologia sempre maggiore, ma abbiamo comunque il dovere di tutelarli da un’eccessiva esposizione.
Mamme 2.0 o no, dobbiamo dosare, nei giusti limiti, mondo virtuale e tecnologia.
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