Molti di noi son stati cresciuti con la pedagogia nera. Molti di noi la usano con i propri figli, ma molti di noi non sanno nemmeno cosa si designi di preciso con questo termine. Eppure è un tipo di educazione talmente dannoso che dire “Ah, ma io sono cresciuto bene lo stesso” non fa che alimentare la pochezza di questo metodo. Facciamo un passo indietro e stabiliamo cosa sia la pedagogia nera.
Il concetto di questo tipo di pedagogia fu introdotto nel ’77 da Katharina Rutschky, un’educatrice tedesca, ma fu poi esplicato e ampliato dalla psicanalista polacca Alica Miller. In sunto, ci si basa sul concetto che il bambino va raddrizzato fin da subito, se si vuole che diventi un adulto in grado di affrontare le difficoltà della vita.
Il rispetto
Un po’ è il metodo con cui sono stati educati i nostri genitori dai nostri nonni e, forse, anche qualcuno di noi. I principi fondamentali su cui si basa questo tipo di pedagogia è che adulti e genitori devono essere rispettati a priori, solo in quanto tali, poco importa che lo meritino, un po’ come se costringessero noi a rispettare un’autorità, che magari ci insulta, solo in virtù del suo status.
L’obbedienza
Altro dettame è l’obbedienza, la sottomissione. Il bambino deve obbedire. Non importa se non ha capito cosa gli si sta dicendo di fare, deve farlo e punto, perché è l’adulto, il genitore che lo chiede: l’obbedienza tempra e rende forti.
Rigore e freddezza
Si deve poi educare con freddezza e rigore, l’affetto e le smancerie indeboliscono. Per applicare tutti questi dettami poi, in perfetta coerenza con quanto detto, si possono utilizzare anche metodi coercitivi; punizioni corporali, ricatto, sottrazione d’affetto, sottrazione di oggetti cari. Il dolore fisico fortifica.
Insomma, più che un rapporto tra genitore e figlio sembra un regolamento da caserma, con una concezione della genitorialità leggermente obsoleta e che richiama periodi di certo totalitarismo che sarebbe bene non rievocare.
Quindi, per tutti quelli che sono convinti sostenitori di questi metodi educativi, va detto che non solo la loro efficacia è nulla, e con questo si spiegano i grandi guadagni degli psicologi degli ultimi anni, ma anche che sono potenzialmente dannosi. Ecco perché la frase “Io sono stato cresciuto così e sto benissimo” non ha senso, prima di tutto perché le reazioni sono individuali, in secondo luogo perché quello che accade a te non è un dato statistico.
Privare un bambino della sua dignità, frustrandolo e umiliandolo, non è certo un buon metodo per farlo diventare un adulto sereno.
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