Primal Scream, in italiano urlo primordiale, è il nome del progetto lanciato dal New York Times per offrire supporto alle mamme travolte da rabbia e frustrazione in tempi di Covid.
La pandemia e lo stress delle mamme
Il Covid-19 ha messo a dura prova l’equilibrio delle mamme. La pandemia infatti, ha generato rabbia e angoscia dovute alla preoccupazione per la salute e alla precarietà economica. La disoccupazione ha travolto soprattutto le donne e ha minato la stabilità finanziaria di molte famiglie. Le donne pertanto si sono ritrovate sole a casa a gestire la crescita dei figli. Diversi studi scientifici hanno rilevato un aumento di diversi disturbi legati all’ansia.
Il New York Times, il noto quotidiano statunitense è da sempre attento alle dinamiche sociali e anche in questa occasione, ha voluto dare il proprio sostegno alla comunità. Il progetto Primal Scream consiste nell’offrire una linea telefonica per parlare con operatori competenti nel gestire disturbi legati all’ansia o anche solo per urlare la propria rabbia e angoscia. Con questa iniziativa il New York Times ha offerto sostegno a centinaia di mamme che hanno urato al telefono al solo scopo di liberarsi della paura per il futuro e della difficoltà di vivere il presente.
Un progetto per le donne
Dalla richieste delle mamme emerge la sgomento di non sentirsi all’altezza del proprio ruolo di guida per la famiglia e la sensazione di sentirsi sempre sull’orlo di una crisi profonda.
La gestione del disagio è perciò al centro del progetto del quotidiano statunitense che ha coinvolto nell’iniziativa anche la fotografa Brenda Ann Kenneally. La fotoreporter specializzata in cause sociali, ha seguito tre mamme con le loro famiglie e ha immortalato attraverso diverse immagini le difficoltà delle donne.
L’iniziativa con il tempo sta acquisendo una forma più complessa, lo psichiatra Pooja Lakshmin infatti, fornisce supporto psicologico e il giornalista Jancee Dunn è un esperto di diritto del lavoro e aiuta le madri con problemi sul posto di lavoro. Gridare è perciò solo l’inizio di un percorso, le donne hanno bisogno di un aiuto più ampio.
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