Per chi ha la mia età la fine dell’estate rimanda agli echi di una canzone di tanti anni fa “… l’estate sta finendo e un anno se ne va, sto diventando grande lo sai che non mi va…”
Il tempo passa e quella che sta diventando veramente grande è mia figlia, con i suoi cinque anni nuovi nuovi. Io, al massimo, sto diventando vecchio ed è questo, eventualmente, che proprio non mi va.
Confesso che questa estate mi è piaciuta molto. Ho avuto la possibilità di ritagliarmi tanti spazi con la mia famiglia. Abbiamo viaggiato, abbiamo visto tante cose diverse e ci siamo divertiti. Abbiamo fatto bagni in piscina, in mare e nel lago. Abbiamo camminato tanto, abbiamo fatto escursioni al livello del mare, al di sopra ma anche, per la prima volta, al di sotto.
Muovendoci in auto abbiamo avuto come colonna sonora dei nostri viaggio le ultime canzoni di Jovanotti. Praticamente uno di famiglia visto che mia figlia lo sentiva già da piccola quando, tenendola in braccio, le cantavo “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”, che ovviamente per me era, e sarà sempre, lei. Adesso, che è cresciuta e impara presto le parole, cantiamo insieme “… l’estate addosso… bellissima e crudele…”.
L’altro giorno pensavo che questa definizione dell’estate, “bellissima e crudele”, sembra proprio calzare alla perfezione per moltissimi genitori. L’estate dovrebbe essere la stagione più bella, per tanti motivi, ma per chi ha figli può diventare un periodo veramente difficile. Dalla prima elementare in poi, le scuole chiudono a circa metà giugno e iniziano a circa metà settembre. Basta fare un conto veloce per rendersi conto che si tratta di quasi tre mesi di vacanza.
E’ un periodo inconciliabile, visto che si parla tanto di conciliazione famiglia-lavoro, per una famiglia di oggi. Probabilmente non per una famiglia italiana di cinquant’anni fa, che difficilmente si spostava per lavoro, rimanendo vicino ai parenti, e nella quale, nella maggioranza dei casi, la moglie era casalinga e si occupava dei figli.
Vedo genitori con il calendario alla mano programmare settimane di costosi campi estivi, alcune volte non proprio adatti ai bambini più piccoli, alternarsi nel periodo di ferie con il figlio sacrificando la dimensione di coppia e, comunque, di famiglia, svenarsi con babysitter, che diventano solo “guardiani” dei bambini, o, per i più sfacciati e temerari, riesumare parenti di ennesimo grado mai visti prima per lasciare qualche giorno il proprio figlio come se fosse un pacco postale.
Mi sembra che, da questo punto di vista, le politiche per la famiglia che guardino al futuro siano veramente assenti e che la politica italiana rimanga legata a un modello di società che non c’è più. Non so, come genitori, cosa potremmo fare per far sentire questa nostra voce. Il problema è serio e lo sarà sempre di più per le famiglie dei nostri figli.
Così, quando sentiremo Jovanotti cantare “… e che settembre ci porti una strana felicità…” il nostro pensiero non andrà immediatamente alla riaperture delle scuole.
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