Maschi contro femmine: la sfida eterna, anche in fatto di studio. Che le ragazze straccino negli studi i loro colleghi maschi è convinzione diffusa: più metodiche, più precise e razionali, non di rado le donne si affermano come “studentesse modello” e a scuola – dalle elementari all’università, passando per il liceo – sono le prime della classe.
A confermare questa teoria su base scientifica e a trovare le origini di questo primato tutto al femminile ci ha pensato uno studio condotto dai ricercatori del Norwegian Reading Centre dell’Università di Stavanger, secondo cui fin dall’asilo le femmine si mostrano più predisposte dei maschi in attività connesse all’apprendimento del linguaggio.
La ricerca ha preso in esame ben 1.005 bambini di età compresa fra i 30 e i 33 mesi, per ciascuno dei quali sono stati valutati i risultati ottenuti in attività linguistiche condotte all’interno delle scuole materne. Lettura, canto, recitazione in rima, queste le materie in cui le femmine si mostrano più interessate e più portate dei maschi, imparando a leggere quasi con un anno di anticipo rispetto a questi ultimi.
Tali differenze tendono a radicarsi nel tempo e si ripresentano lungo tutto il percorso scolastico, con una maggior tendenza dei maschi ad abbandonare gli studi. Da qui la necessità di affrontare il tema delle pari opportunità fra i banchi, questa volta però ribaltando la prospettiva: a dover essere sostenuti e a necessitare di uguali opportunità sono i maschi, non le femmine.
Secondo Elisabeth Brekke Stangeland, dell’Università di Stavanger, il problema sta nel fatto che le attività linguistiche, così come sono attualmente proposte nelle scuole, risultano poco interessanti per i bambini. Per favorire l’inclusione, dunque, occorre individuare nuovi approcci didattici, più coinvolgenti e stimolanti anche per gli alunni maschi, fin dall’asilo. Solo così si può sperare di colmare il gap rispetto alle compagne “secchione”. Nel frattempo resta quindi aperta l’immancabile disputa ‘maschi contro femmine’.
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