All’asilo Peter Pan di Chivasso, in provincia di Torino, un bimbo di tre anni non riesce a trattenere la pipì e viene cambiato dalle insegnanti con mutandine rosa e pantaloncini fucsia. La madre però non apprezza affatto l’iniziativa e scrive alle insegnanti una lettera di protesta in cui afferma di preferire che il figlio resti bagnato piuttosto che vestito da femmina.
Il bimbo sporco di pipì viene cambiato dalle insegnanti con indumenti rosa
È un evento abbastanza frequente che un bimbo di appena tre anni non riesca ad esprimere in tempo il bisogno di fare pipì e si bagni ripetutamente i pantaloni nell’arco di una mattinata.
Lo sanno bene le insegnanti della scuola dell’infanzia Peter Pan di Chivasso che, la mattina del 7 dicembre scorso, hanno dovuto cambiare un loro alunno per ben tre volte.
Finiti gli indumenti di ricambio che il bimbo portava nel suo zaino, le maestre hanno attinto alla scorta di vestitini d’emergenza che conservano in un apposito armadietto. Non avendo altri abiti della giusta misura, hanno fatto indossare al piccolo delle mutandine rosa e un paio di pantaloni fucsia, preoccupandosi di pulirlo adeguatamente e di non tenerlo a contatto con i tessuti bagnati.
La mamma si lamenta con la scuola
Le premure delle insegnanti tuttavia non sono state affatto apprezzate dalla madre del bambino che, il lunedì successivo all’accaduto, consegna alla scuola una lettera di protesta recante testuali parole: “Vi ringrazio per i pantaloni rosa e le mutandine che avete imprestato al bambino dopo aver esaurito la scorta. Però le norme sociali non le abbiamo fatte noi. Lo preferivamo pisciato, che sappiamo asciuga, a vestito da femmina e con le idee sull’identità di genere in conflitto“.
A difesa delle insegnanti rimaste sconvolte dalla contestazione, è intervenuta la vicaria Enrica Venneri che ha sottolineato come le colleghe abbiano anche chiamato i genitori del piccolo per portargli un nuovo cambio prima di agire di loro iniziativa.
Anche il preside Angelantonio Magarelli ha lodato il buon senso delle maestre e ha spinto le famiglie alla riflessione, dichiarando che simili inutili proteste da parte dei genitori veicolano un messaggio sbagliato alle generazioni future.
Se si alimentano tali idee, ha tenuto a precisare Magarelli, i pregiudizi sul genere sessuale e sul modo di vestire diverranno sistematici e condizioneranno irreversibilmente gli adulti di domani.
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