I vantaggi del mangiar sano non si scoprono certo oggi e che i comportamenti a tavola incidano sul nostro benessere psicofisico è un fatto risaputo. I ricercatori dell’Università svedese di Göteborg sono però andati oltre, conducendo uno studio che sembrerebbe individuare un legame – per la prima volta supportato da dati statistici – fra alimentazione corretta e abbassamento del rischio di parto prematuro.
Pubblicati a marzo di quest’anno sul British Medical Journal, i risultati fanno riferimento a un campione di oltre 60.000 donne svedesi cui è stato chiesto di compilare dei questionari relativi alle loro abitudini alimentari durante la gestazione. Le risposte hanno permesso di tracciare tre distinti profili nutrizionali: il “prudente”, con menù in cui spiccano verdure cotte e crude, frutta, cereali integrali, oli vegetali e carni bianche; quello “tradizionale”, con pesce, riso, latte scremato e verdure cotte; e infine quello “occidentale”, che già intuitivamente risulta essere il meno salubre, con fritti, intingoli, cereali raffinati, dolci e cibi ricchi di sale.
Dalla ricerca emerge che per le donne che seguono un’alimentazione “prudente” il rischio di parto prematuro scende del 15%, un dato evidente soprattutto in chi è alle prese con la prima gravidanza. Tuttavia, per quanto importanti i risultati vanno presi con le pinze, perché stilare una lista precisa degli alimenti da evitare e di quelli da preferire risulta difficile, né lo studio pretende di stabilire un legame di causa effetto fra regime alimentare e parto prematuro.
Lasciando i ricercatori al loro lavoro, da profani possiamo considerare questo studio come un richiamo al buon senso a tavola, un modo per ricordare che – in gravidanza, ma non solo – il cibo andrebbe sempre scelto con la massima attenzione perché tutto ciò che ingeriamo avrà degli effetti sul nostro corpo, anche se troppo spesso sembriamo non ricordarcene.
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