La donna qualche mese fa era stato al centro di una vicenda che non era passata inosservata agli occhi della giornalista, da sempre accanita combattente degli haters online e di tutti gli episodi del cyberbullismo.
Il selfie per pubblicizzare un prodotto dimagrante
La signora aveva pubblicato un selfie scattato ad una festa della scuola dove sullo sfondo si vedevano tre donne di spalle leggermente in carne. La giovane mamma di Ravenna scrisse un post schernendo le tre per pubblicizzare i prodotti dimagranti che vendeva, scrivendo che se queste donne non li avessero acquistati per migliorare la forma fisica non avrebbero potuto poi lamentarsi se i loro mariti non le guardavano più perché preferivano ammirare mamme più curate (come la stessa autrice del post).
Selvaggia Lucarelli rese pubblica la vicenda e la giovane è stata a sua volta presa di mira dal pubblico dei social, indignato per l’episodio.
La denuncia ai carabinieri
Ora è lei che denuncia ai carabinieri la giornalista, per diffamazione aggravata e stalking. La signora afferma che a causa dell’attacco della Lucarelli ha perso il lavoro e sente di avere la vita rovinata. Selvaggia, dal canto suo, non è riuscita a stare zitta di fronte a questa donna che fotografa inconsapevolmente altre persone al solo di esporle ad una gogna mediatica soltanto per uno scopo pubblicitario personale.
Ma la cosa peggiore non è soltanto che le povere e ignare signore si ritrovano loro malgrado nel web, ma vengono anche derise pubblicamente. La reazione ed il linciaggio mediatico che si è letteralmente ritorto contro l’autrice del post incriminato non si sono certo fatti attendere.
Ora la giovane mamma di Ravenna ritiene che i 12mila commenti contro di lei e il suo posto le hanno causato delle catastrofi personali non indifferenti. La signora ha ricevuto denuncia da due delle tre donne fotografate inconsapevolmente, mentre Selvaggia Lucarelli afferma di denunciarla per calunnia, come conseguenza del fatto di aver ricevuto dall’autrice del post diffamatorio una denuncia (infondata a detta della giornalista) per il reato di stalking.
Il tema caldo che emerge da tutta questa vicenda è come spesso molta gente ritenga che Facebook sia qualcosa di virtuale, non appartenente alla vita reale e che quindi si possa sparare a zero su chiunque, anche con commenti discriminatori o diffamatori.
In realtà il social è ormai diventato teatro di denunce da parte di persone che spesso e volentieri vengono fotografate senza il loro consenso per essere derise, oppure di vittime di razzismo, omofobia ed altri reati discriminatori. Il web non ha niente di meno della vita reale, soprattutto se si utilizzano i propri dati personali e quindi “ci si mette la faccia” in ciò che si afferma. Proprio come nella vita reale, anche su Facebook bisogna prendersi la responsabilità di quello che si dice.
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