Quando un qualsiasi bambino comincia il percorso scolastico delle scuole elementari, uno dei problemi più comuni a cui va incontro una famiglia è la predisposizione comportamentale ed emotiva del piccolo a volersi impegnare nel fare i compiti a casa.
Sono, infatti, tanti i bambini che, una volta tornati a casa da scuola, vorrebbero dedicarsi ai propri giochi e alle proprie passioni, senza dover avere a che fare ancora con la scuola dove, peraltro, stanno spesso fino a otto ore al giorno. Per questo motivo, di fronte al possibile e frequente rifiuto da parte dei figli riguardo ai compiti a casa, i genitori si trovano in difficoltà, senza sapere cosa fare e come comportarsi per risolvere il problema.
Scoprire qual è la difficoltà
Per affrontare lo scoglio compiti a casa, bisogna partire dal presupposto che sono pochi i bambini a cui piace farli, soprattutto quando a casa hanno alternative ben più appetibili.
Pertanto, la prima domanda da farsi è cosa ci sia alla radice del rifiuto da parte del bambino. Trovare la risposta non è affatto semplice, perché entrano in ballo varie ragioni come il senso del dovere, il bisogno, la responsabilità, la comprensione del futuro.
Tuttavia, non sono argomenti che si possono affrontare facilmente con un bambino, per cui è meglio considerare il suo rifiuto a fare i compiti come un atteggiamento normale e accettabile e provare ad approcciare il problema in modo empatico, aiutandolo, incoraggiandolo e cercando di fargli cambiare la prospettiva rispetto all’utilità dei compiti a casa.
Se questo non dovesse funzionare, allora potrebbe essere un problema di atteggiamento oppositivo, ovvero una messa in atto di comportamenti che mirano a nascondere il vero motivo del rifiuto. Dietro alla cortina fumogena che il piccolo mette in atto, potrebbe esserci una scarsa fiducia in se stesso, che può declinarsi nel non sentirsi bravo o all’altezza oppure nell’avere paura di sbagliare.
Tre consigli per mamma e papà
Le soluzioni per convincere il proprio bambino a fare i compiti sono diverse, ma passano tutte attraverso il comportamento dei genitori e il loro rapporto con il bambino.
La prima cosa da fare, dunque, è mettersi al lavoro per far cominciare i compiti al bambino e bloccare il continuo e classico rinvio del “tra cinque minuti” oppure “appena finisce il cartone comincio”. Al contrario, bisogna cercare di coinvolgere il bambino, di farlo sentire importante, di cominciare magari insieme, controllando il diario e di instradarlo fino a quando può continuare da solo.
Il secondo consiglio è di alternare una fase di aiuto al bambino a una di autonomia, così da consentirgli di mettersi alla prova da solo, sperimentando le sue capacità e facendolo sentire più sicuro dei suoi mezzi.
Il terzo e ultimo consiglio è di lasciargli margine di errore, così da dare al bambino il tempo di imparare, di correggersi da solo e di comprendere gli sbagli senza doversi sentire umiliato o demotivato dai rimproveri.
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