Il linguaggio dell’animazione ha grandissime potenzialità. Sopra tutte, c’è la sua capacità di parlare in maniera diretta al cuore dello spettatore, sia esso bambino o adulto. In Monsterbox, cortometraggio animato di 7 minuti, tutto questo è ben visibile.
Senza bisogno di parole, il film parla delle nostre emozioni e, attraverso le espressioni dei volti dei personaggi, comunica con un linguaggio universale.
Monsterbox: una scatola, tante persone
Protagonista è una bambina, che insieme ai suoi amici mostri, si reca nel negozio di un fioraio ben poco simpatico, per cercare delle casette (delle Monsterbox, appunto) per i suoi strani amici.
Il negoziante all’inizio si mostra ben poco disponibile nell’aiutare la bambina a costruire le casette. Poi, però, il suo buon cuore si fa largo sotto la scorza dura di facciata e riesce nell’impresa, donando le Monsterbox (e una grande gioia) alla bambina e ai sui amici.
In maniera semplice e diretta, il cortometraggio riesce a comunicare il fatto che, anche se diversi gli uni dagli altri, la bimba, i suoi amici e il negoziante sono un gruppo molto affiatato.
Nella loro diversità (sia di aspetto che di età), infatti, sono tutti unici, ma non per questo meno uniti nel contribuire alla realizzazione di un sogno.
La ricchezza di appartenere a generazioni diverse
Il divario generazionale, in particolare, viene qui presentato come una risorsa, proprio come a dire che le differenti generazioni sono parte del grande gioco della vita.
In una società che tende a separare il mondo degli anziani dall’universo dei bambini, bisogna invece aprire gli occhi, per capire che possono esistere molti punti in comune. I bambini possono aiutare gli anziani a ritrovare la gioia di vivere, mentre gli anziani possono essere d’esempio ai bambini con la loro saggezza.
Il cortometraggio animato è stato realizzato da quattro studenti dell’Ecole d’Art di Lione: Ludovic Gavillet, Derya Kocaurlu, Lucas Hudson, and Colin Jean-Saunier.
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