Secondo una recente indagine dell’UNICEF e dell’OMS, più della metà dei neogenitori e delle donne in gravidanza, ha vissuto un’esposizione e una pressione eccessiva da parte delle aziende produttrici di alimenti per l’infanzia riguardo il consumo e l’acquisto di latte artificiale.
Un marketing aggressivo per incentivare il consumo di latte artificiale
Molte aziende, attraverso la divulgazione di messaggi ingannevoli, hanno l’obiettivo di incrementare il consumo di latte artificiale, influenzando le scelte alimentari dei genitori. A tal proposito, l’UNICEF, ha fatto richiesta ai governi, agli operatori sanitari e all’industria specializzata nella commercializzazione di alimenti per l’infanzia, di porre fine a questo tipo di marketing, fuorviante e poco attendibile, e di rispettare quelle che sono le norme internazionali che regolamentano l’alimentazione dei bambini.
L’indagine – How marketing of formula milk influences our decisions on infant feeding – nasce dall’esigenza di svelare le diverse strategie di marketing non etiche utilizzate dall’industria del latte in formula al fine di influenzare le decisioni delle famiglie riguardo l’alimentazione dei neonati.
Tra gli intervistati abbiamo, oltre a 300 operatori sanitari, circa 8500 tra neogenitori e donne in gravidanza, nei paesi come Bangladesh, Cina, Messico, Marocco, Nigeria, Sud Africa, Regno Unito e Vietnam, dove le campagne pubblicitarie sul latte artificiale sono consentite.
Da questo rapporto è stato rilevato che alcune tecniche di marketing, come quello online, promozioni e numeri verdi sponsorizzati possono influenzare la formazione degli operatori sanitari e dei genitori. Si tratta, infatti, di informazioni non veritiere che violano il “Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno“, un documento, approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sviluppato per proteggere i genitori e i professionisti sanitari dalle pressioni commerciali delle ditte produttrici di alimenti per l’infanzia.
Questo tipo di marketing che non tutela in alcun modo la salute delle mamme e dei neonati, inoltre, sta rafforzando quelli che sono i falsi miti sull’allattamento e sul latte materno. L’allattamento al seno, secondo quanto riportato dall’UNICEF, se esteso universalmente, potrebbe salvare la vita di circa 800.000 neonati ed eviterebbe 20.000 casi di tumore al seno all’anno.
L’appello di UNICEF e dell’ Oms
Per tentare di risolvere questa situazione, l’UNICEF, insieme all’OMS, ha chiesto ai governi di limitare questo tipo di marketing a favore di una giusta informazione a supporto dell’allattamento, di porre fine alla commercializzazione del latte artificiale a scopo di lucro e di rispettare i requisiti del Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno. Inoltre, viene richiesto agli operatori sanitari di non accettare sponsorizzazioni da aziende in cambio di borse di studio, premi ed altre sovvenzioni.
Secondo quanto riportato dal Codice, è importante che il materiale informativo per le famiglie, indichi, in modo chiaro e preciso, i benefici dell’allattamento al seno e la difficoltà di invertire la decisione di non allattare. Deve illustrare quali sono le conseguenze sociali ed economiche della decisione di non allattare al seno, oltre ai rischi per la salute del bambino e della mamma.
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