15 gennaio 2024.
Era sera, intorno alle 18.30 del 13 gennaio, e a Villanova Canavese, un piccolo paese vicino Torino di appena mille abitanti, faceva già freddo e buio.
Mentre la maggior parte dei negozi erano chiusi e le famiglie già a casa per cena, Casey Laforet, quindicenne figlio di Paolo Laforet , ha sentito un suono insolito vicino ai bidoni della spazzatura, accanto al grande portone di metallo che dà sulla strada: era il pianto soffocato di un neonato abbandonato.
Casey si avvicina, inizialmente pensando sia un gatto, per poi realizzare che non lo era e correre a chiamare suo padre.
Un neonato all’interno di una busta rossa
Paolo Laforet descrive di aver trovato una busta rossa con un piccolo fagottino all’interno, le gambette esposte e viola dal freddo, la pelle del viso indurita.
Portato in casa e avvolto in asciugamani caldi, il neonato aveva ancora il cordone ombelicale e la placenta attaccati e sembrava avere solo un paio d’ore di vita.
Una volta messo al sicuro e riscaldato, la famiglia ha allertato le autorità e l’ambulanza, arrivati in breve tempo.
Fortunatamente, il piccolo sta bene, ma Paolo riflette su quanto sarebbe potuto accadere se lo avessero trovato solo un quarto d’ora più tardi.
A Villanova Canavese, dove tutti si conoscono, Paolo non ha notato donne incinte in zona e ipotizza che la madre possa essere di fuori, ma con conoscenza del luogo, dato che non ci sono telecamere di sicurezza.
Paolo Laforet, con una moglie e tre figli, di cui uno già con una propria famiglia, ha espresso più volte il desiderio di adottare il bambino, consapevole della lunghezza del processo, ma speranzoso di poterlo accogliere nella sua famiglia.
L’indagine per infanticidio
L’indagine sull’abbandono del neonato si focalizza sulle circostanze del suo ritrovamento, suggerendo l’intenzione della mamma di liberarsi del bambino.
Nel frattempo, Giovanni Ligriesti, a capo del nido dove si trova il piccolo e del reparto di neonatologia dell’ospedale di Cirié, rassicura sulle condizioni del neonato, descrivendole come buone, se non ottime.
Il bambino, che pesa 3,380 kg e misura 51 cm, è probabilmente nato a termine e viene descritto come bellissimo.
Al momento del suo arrivo, aveva ancora attaccata la placenta, il che fa supporre che fosse nato solo un’ora o due prima del ritrovamento, che deve essere avvenuto poco dopo l’abbandono.
La “Culla per la Vita e il parto in anonimato
Le donne in difficoltà, possono recarsi in ospedale e partorire gratuitamente in modo anonimo, oppure lasciare il neonato in una della tante Culle per la Vita presenti sul territorio italiano.
La ‘Culla per la Vita’ è un’installazione progettata per consentire alle madri in difficoltà di lasciare in modo sicuro e protetto i loro neonati.
Questa struttura garantisce la sicurezza del bambino e tutela al contempo la privacy della persona che lo affida, offrendo un ambiente sicuro e rispettoso per entrambi.
Il video della settimana