30 Aprile 2024 –
D.M., un neonato inglese affetto da una grave cardiopatia congenita, ha trovato nuova speranza in Italia dopo essere stato trasferito all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Qui, il bambino ha già affrontato due interventi chirurgici per stabilizzare la sua complicata condizione cardiaca e si prepara per ulteriori operazioni salvavita.
I medici inglesi, di fronte alla complessità della condizione, avevano suggerito ai genitori l’interruzione di gravidanza, una scelta inaccettabile per la coppia che non ha mai perso la fiducia.
La determinazione di una famiglia
Durante la gravidanza, i genitori del piccolo D.M., che vivono in Inghilterra, si sono trovati di fronte alla dolorosa proposta di interrompere la gravidanza, dopo che i medici avevano diagnosticato al bambino una grave cardiopatia congenita. Di fronte a tale prognosi, la coppia, profondamente radicata nella loro fede cattolica, ha deciso di proseguire la gravidanza nonostante le avversità.
Dopo la nascita, con D.M. che pesava solo 1,6 kg, ben al di sotto della soglia di 2 kg richiesta dai protocolli sanitari britannici per iniziare le cure, i genitori si sono trovati in una situazione disperata.
Ignorando l’approccio del sistema sanitario britannico, che sembrava rinviare le cure necessarie, e grazie all’intervento legale dell’avvocato Simone Pillon e alla collaborazione tra l’ospedale Bambino Gesù e il Bristol Royal for Children, i genitori hanno ottenuto il permesso per trasferire il bambino in Italia. Lì, il team medico dell’ospedale Bambino Gesù, guidato dal dottor Lorenzo Galletti, ha accolto il piccolo, organizzando rapidamente i trattamenti necessari e dimostrando un profondo impegno nella gestione di casi medici complessi.
“I medici hanno detto che la situazione è buona anche se al momento si parla di speranza. E hanno detto che il piccolo ha un gran voglia di vivere”, ha dichiarato Pillon al Corriere della Sera. D.M. è stato ricoverato in urgenza nell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione cardiochirurgica, dove, dopo gli approfondimenti diagnostici, è stato deciso di procedere con un primo intervento combinato di cardiologia interventistica e cardiochirurgia per aumentare le sue chance di sopravvivenza e migliorare la sua qualità della vita.
Un caso che riapre le ferite del passato
Il caso di D.M. evoca memorie di situazioni drammatiche come quelle di Charlie Gard, Alfie Evans e Indi Gregory, nelle quali le decisioni mediche e giudiziarie nel Regno Unito hanno spesso portato alla cessazione delle cure contro il desiderio dei genitori.
Charlie Gard, nato con una rara malattia genetica, il disturbo della deplezione del DNA mitocondriale, ha suscitato un dibattito globale sulle decisioni di fine vita dopo che i medici hanno deciso di interrompere il trattamento contro la volontà dei suoi genitori. Alfie Evans, affetto da una grave condizione neurodegenerativa, ha incontrato un destino simile, con una lunga battaglia legale che ha concluso con la cessazione del supporto vitale. Indi Gregory, affetta da una malattia mitocondriale degenerativa incurabile, ha avuto un destino simile nonostante i tentativi dei genitori di trasferirla per cure palliative.
A differenza di questi casi, la famiglia di D.M. (grazie anche all’origine italiana del padre) è riuscita a trovare una soluzione alternativa, trasferendo il loro figlio in Italia, dove le tecniche mediche avanzate offrono una nuova possibilità di trattamento e speranza di vita.
“Il nostro cuore trabocca di gioia”, ha commentato il padre di D.M., esprimendo il suo sollievo e la sua gratitudine per l’accoglienza e il trattamento ricevuti in Italia. Casi come questo sollevano interrogativi profondi sulla linea di confine tra cure palliative e accanimento terapeutico, sul ruolo dei genitori nel prendere decisioni mediche per i loro figli e sul rispetto dell’autonomia dei pazienti, anche quando si tratta di minori. Un tema complesso che richiede un’analisi profonda e un confronto aperto per garantire che il diritto alla vita sia tutelato in ogni sua forma.
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