7 gennaio 2025 –
Il 2 gennaio scorso un evento drammatico ha scosso Bari e sollevato molti interrogativi su un sistema che dovrebbe salvare la vita ai neonati. Un neonato è stato trovato privo di vita nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista.
Le indagini si stanno concentrando su due aspetti cruciali: un blackout avvenuto alcuni giorni prima e il sistema di allerta che non avrebbe funzionato correttamente.
Come funzionano le culle per la vita
Le Culle per la Vita sono dispositivi progettati per contrastare l’abbandono dei neonati non desiderati: queste culle termiche, collocate in ospedali o nelle chiese permettono a chiunque, nel completo anonimato, di lasciare il neonato in un ambiente sicuro, garantendogli protezione e cure immediate.
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Sono dotate di sistemi tecnologici avanzati. Infatti al momento del deposito di un bambino, la culla attiva automaticamente un sistema di riscaldamento, avvia una telecamera di monitoraggio e invia una segnalazione di emergenza ai responsabili della struttura, in modo che il piccolo possa ricevere soccorsi immediati. Tuttavia, qualcosa nel meccanismo della culla termica della Chiesa di San Giovanni Battista non ha funzionato.
Il mancato allarme e le indagini
Il sacerdote della chiesa, don Antonio Ruccia, sta collaborando con la Procura per chiarire le dinamiche dell’accaduto. Il parroco ha riferito di non aver ricevuto alcun segnale di allerta sul suo cellulare il giorno della tragedia.
Il sistema, (attivo dal 2015, come si può leggere anche sul sito della Parrocchia) è progettato per inviare una chiamata di emergenza al parroco (e non al Policlinico come si pensava all’inizio). In caso di rilevamento di peso o movimento all’interno della culla, dovrebbe partire un messaggio di allarme, ma il protocollo di soccorso sembra non essersi attivato. Questo elemento risulta cruciale nelle indagini, in quanto potrebbe indicare un guasto tecnico o un malfunzionamento che ha impedito il tempestivo intervento degli operatori. In passato infatti la culla ha funzionato alla perfezione, salvando la vita a diversi neonati, come Luigi (nel 2020) e Maria Grazia (nel 2023).
Gli inquirenti stanno verificando se vi siano stati problemi tecnici che hanno impedito il funzionamento della culla termica. Le autorità hanno sequestrato l’intero dispositivo per un’analisi approfondita, con particolare attenzione al sistema di allarme e riscaldamento. Gli esperti dovranno determinare se vi siano stati guasti strutturali o anomalie elettriche che possano aver compromesso il corretto funzionamento del sistema.
Parallelamente, si indaga su un blackout avvenuto il 14 dicembre nella zona della chiesa. Sebbene l’interruzione di corrente sia stata rapidamente risolta dai tecnici dell’Enel, gli investigatori non escludono che possa aver causato danni al sistema elettronico della culla, compromettendone l’efficacia. Si tratta di un’ipotesi che necessita di ulteriori verifiche, ma che potrebbe risultare determinante per comprendere la tragedia.
Un caso che solleva interrogativi sulla sicurezza
Questa vicenda ha acceso un dibattito sulla sicurezza e l’affidabilità delle Culle per la vita in Italia. Se questi dispositivi, pensati per proteggere neonati abbandonati, non funzionano correttamente, il rischio è che tragedie come questa possano ripetersi.
L’esame post-mortem dovrà comunque stabilire le cause precise della morte del neonato e verificare se l’ipotermia sia stata un fattore determinante. Sarà inoltre necessario determinare l’età esatta del piccolo e accertare se vi siano altre condizioni mediche preesistenti che abbiano causato la morte.
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