La Nestlé ha deciso di estendere il periodo di congedo di paternità retribuito fino a tre mesi per i propri dipendenti al fine di dare sostegno alla genitorialità e abbattere al contempo le barriere di genere.
Già dal 2012 l’azienda aveva garantito due settimane di congedo ai dipendenti neopapà.
Allungato il congedo retribuito di paternità
E così la Nestlé ha raggiunto di recente un accordo con le principali sigle sindacali che rappresentano i propri dipendenti e ha istituito un periodo retribuito di tre mesi a favore dei papà lavoratori e anche dei cosiddetti caregiver secondari nel caso di nascita oppure adozione di un bambino.
È stata questa la sorpresa riservata dalla multinazionale elvetica con sede a Vevey e attiva nel settore alimentare per sostenere concretamente le esigenze dei genitori lavoratori con congedi di maternità e paternità più flessibili e dare anche una spallata alle barriere di genere che sovente interessano gli stessi uomini.
Si chiama infatti “Nestlé Baby Leave” l’accordo raggiunto tra l’azienda e i vari sindacati di settore (Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil) che allunga fino a 12 settimane il periodo retribuito a favore dei papà e stanzia complessivamente un milione di euro per questa misura.
L’accordo tra la Nestlé e i vertici sindacali
Come spiegato dagli stessi vertici della Nestlé, l’obiettivo di questo accordo sindacale è quello di consentire a ogni famiglia di avere del tempo adeguato da dedicare al bebè: si tratta infatti di un sostanziale passo in avanti rispetto ai termini del congedo di paternità previsto dalla legislazione in vigore in Italia che concede solamente dieci giorni di congedo paternità al papà lavoratore.
Non solo: l’accordo di cui sopra rappresenta un passo in avanti per la stessa Nestlé che nel 2012 aveva garantito ai propri dipendenti due settimane retribuite di congedo parentale per i padri o secondi caregiver.
“Le iniziative a supporto della genitorialità rappresentano da sempre una priorità per noi” ha spiegato alla stampa Giacomo Piantoni, Direttore Risorse Umane della filiale italiana del Gruppo Nestlé: questi ha aggiunto che la scelta va nella direzione di ascoltare i bisogni dei neogenitori e far sì che, in un contesto di forte calo delle nascite nel Paese, l’arrivo di un figlio impatti sempre meno sulle legittime aspettative di avanzamenti di carriera per le lavoratrici donne.
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