In una scuola elementare di Milano è partita negli ultimi tempi la sperimentazione del cosiddetto metodo Modi, una rivoluzione dell’organizzazione didattica che prevede tra l’altro di non dare compiti per casa agli alunni e di rendere meno stressanti le lezioni in aula.
La sperimentazione del metodo Modi a scuola
Da qualche tempo l’istituto scolastico “Teodoro Ciresola” di Viale Brianza a Milano è stato tra i primi a dare il via in due delle sue classi alla sperimentazione del cosiddetto metodo Modi: il nuovo programma ministeriale mira a rivoluzionare il classico sistema di organizzazione didattica fatto di semplici lezioni frontali, alternanza delle materie durante l’orario mattutino e poi assegnazione di compiti per casa.
Insomma gli alunni delle due classi della scuola elementare in questione stanno vivendo in modo decisamente diverso le ore in classe: il Modi (acronimo che sta per Migliorare l’Organizzazione Didattica) è stato proposto infatti direttamente dal Ministero dell’Istruzione e sta destando scalpore per alcune delle sue linee-guida tra cui la mancata assegnazione di compiti a casa non solo durante le vacanze di Natale ma nel corso di tutto l’anno scolastico.
Come si articola questa rivoluzione didattica
Tuttavia quello dei compiti a casa è solamente l’aspetto che ha fatto più discutere su stampa e media ma il programma Modi è molto articolato e prevede una innovativa scansione settimanale delle ore: lo schema è quello dei cicli ritmici ovvero ogni settimana viene dedicata a un’area tematica (ad esempio tutte le materie umanistiche) per poi alternarla con le altre, mentre le insegnanti lavorano in team con le colleghe anche quando si tratta di trattare argomenti che non sono di loro competenza.
“La nostra ottica è trasversale ed esperienziale: inoltre i nostri alunni non sono seduti sui banchi tradizionali in coppia ma disposti a isole in gruppi di 4-5“ ha raccontato una delle maestre dell’istituto aggiungendo che “il corpo docente non utilizza le cattedre ma sta sempre in mezzo ai bambini“.
E pare che il metodo stia dando i primi frutti: oltre a ridurre l’annoso problema della frammentazione dell’apprendimento, le lezioni sono diventate meno stressanti per gli allievi e si registrano pure meno ritardi nel completamento dei programmi scolastici.
“Il clima di interdipendenza positiva consente a ognuno di trovare il proprio spazio e gli dà delle motivazioni, mentre quando vanno a casa al posto dei compiti consigliamo solo di rivedere il lavoro fatto in aula e magari di leggere un buon libro“ ha concluso la maestra.
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