L’emergenza Coronavirus ha cambiato la faccia della scuola in questi mesi : le lezioni frontali sono state rimpiazzate dalla didattica a distanza, che ha messo a dura prova i docenti, gli studenti e i loro genitori. Il No DAD Day indetto per il 3 giugno è un segno di protesta contro la normalizzazione della didattica a distanza.
No DAD day: la protesta contro la didattica a distanza
In attesa dell’inzio (a settembre) del prossimo anno scolastico e in previsione di un possibile aumento dei contagi dovuto al Covid-19, atteso dai virologi per il prossimo autunno, genitori, studenti e insegnanti hanno indetto il No DAD day.
, ma serve soprattutto a sottolineare come l’anno scolastico che sta terminando (2019/20) non può essere bollato come un anno come gli altri.
A dare voce al No DAD day ci hanno pensato diverse associazioni come i “Lavoratori Autoconvocati scuola” o il gruppo “Genitore Attivo”, ma anche diversi blog (come quello delle mamme torinesi). Per assicurarsi che le grida di protesta dei genitori raggiungano il Ministro dell’istruzione, molti manifestanti stanno scendendo anche nelle piazze per far sentire la loro voce.
“È ora di fare un gesto, sia pure simbolico, per smetterla di fingere che questo anno scolastico sia stato svolto e abbia un valore. È ora di dare un avvertimento per settembre: non siamo più disposti a continuare con la didattica a distanza“.
Il No DAD day porterà una totale astensione della didattica a distanza e, così come spiegato dal Comitato Priorità alla Scuola:
L’importanza della DAD nel Ventunesimo secolo
La scuola tradizionale è fatta anche di contatto visivo ed emotivo che durante l’emergenza sanitaria è stato totalmente penalizzato dalla didattica a distanza. Tuttavia, come molti commentatori hanno evidenziato, una scuola statica che non si adegua alla realtà dell’oggi rischia di non essere più vista come un punto di riferimento, ma solo l’ennesima “cosa” vecchia in questo mondo che corre.
È certo che l’improvvisazione della DAD senza alcuna organizzazione e pianificazione, ha avuto ricadute estremamente negative sulla vita degli studenti, soprattutto quelli più sfortunati. Tuttavia bocciare definitivamente la DAD, additandola come un insuccesso totale per il processo di apprendimento degli studenti del Ventunesimo secolo, appare come un giudizio forse troppo severo.
Se il mondo fa passi da gigante (soprattutto in ambito tecnologico) offrendo l’opportunità ai lavoratori di prestare servizio da casa (contribuendo a ridurre l’inquinamento), ai veicoli di muoversi con un controllo remoto è forse giusto che la scuola resti fermamente legata alla sua cattedra, alla lavagna e ai gessetti senza fare un salto verso il progresso?
Sicuramente è auspicabile una riorganizzazione, un ripensamento della didattica, a distanza e non, ma questo era da fare anche prima dell’emergenza.
Fonte immagini : Marco Merlini
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