Il piccolo Giuseppe, positivo al Covid e asintomatico ha scritto una poesia ai famigliari e commuove Vallo di Diano, il paese in cui vive.
Giuseppe: mi mancano gli abbracci
Giuseppe Cicchetti ha 8 anni, frequenta la terza elementare e con la sua poesia scuote Vallo di Diano.
Il piccolo non conosceva la parola pandemia e condivide i desideri mancati e la sofferenza per la solitudine. Scrive che vorrebbe dimenticare il senso di questa nuova parola perché sa che è a causa della pandemia che non può più abbracciare i nonni e stare con il padre che lavora in ospedale.
Ecco il testo completo della poesia:
Il mio papà ogni giorno va via
lui lavora in corsia.
Mi manca perché
non mi fa compagnia
insieme a lui da un po’
conosco il significato
della parola pandemia,
oggi per me è la parola
più brutta che sia.
È arrivata a marzo
e non va più via.
Mi costringe a stare a casa mia
vorrei dimenticarla
e non sapere più che cosa sia.
Lei ci tiene lontani,
come tanti cuori solitari.
Mi mancano gli abbracci
dei miei nonni lontani.
Mi manca il mio papà
e spero che tutto quanto
presto finirà.
I bambini poeti al tempo del Coronavirus
In un attimo la poesia diventa virale, con tanti click viene condivisa da più parti. Giuseppe con la sua semplicità riesce a raccontare con dolcezza il peso della lontananza dagli affetti.
Il piccolo, grande poeta ha fatto breccia tra le mille barriere che ha imposto il coronavirus. Come già aveva fatto Tommaso, il bambino di 5 anni che chiese all’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte di dare a Babbo Natale un’autorizzazione speciale per spostarsi e portare i regali, il piccolo Giuseppe con le sue parole riesce a dare un senso di tenerezza a questi giorni sospesi, in attesa che tutto finisca.
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