‘Non dite ‘amore mio’ ai vostri figli’: Paolo Crepet contro i genitori iperprotettivi

15 aprile 2025 –

Ancora una volta il pensiero di Paolo Crepet si fa strada in modo dirompente, con le sue frasi lapidarie che spesso criticano i genitori di oggi.

In un’intervista recente, Crepet si è raccomandato di non dire “amore mio” ai propri figli, ovviamente non per censurare i gesti d’affetto nei confronti dei figli, ma per sottolineare la necessità di preparare i figli alla vita reale, invece di coccolarli all’interno di una “prigione dorata”.

Il “lusso” dell’educazione moderna: quando la casa diventa un albergo

Una o due generazioni fa, i genitori ripetevano spesso ai propri figli: “Questa casa non è un albergo”. Oggi, secondo Crepet, sembra avvenire esattamente il contrario: la casa viene trasformata in un hotel di lusso, dove ogni bisogno dei figli viene anticipato e soddisfatto. Il risultato? I giovani tendono a rimanere più a lungo nella cosiddetta “comfort zone”, senza sentirsi spinti a esplorare il mondo o a confrontarsi con sfide reali.

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Crepet sottolinea che questa situazione, sebbene animata dalle migliori intenzioni, potrebbe risultare controproducente: proteggere eccessivamente i figli rischia di inibire la loro voglia di fare, di sperimentare, di conoscere i propri limiti.

Nel dopoguerra, ricorda lo psichiatra, esisteva una spinta collettiva ad avanzare nonostante le difficoltà, mentre adesso si assiste a un’inversione di tendenza, in cui ci si rifugia in comfort come divano, videogiochi o dispositivi tecnologici all’avanguardia.

L’invito a “scappare” quando si sente dire “amore mio”

Il monito provocatorio di Crepet – “Quando sentite dire ‘amore mio’, scappate” – è una frase forte che punta a sottolineare un rischio: l’eccesso di protezione e la carenza di stimoli potrebbero frenare la crescita dell’autostima e della responsabilità. Dire “amore mio” in modo ossessivo, infatti, è il simbolo di un atteggiamento iperprotettivo che, alla lunga, rischia di minare la capacità dei giovani di affrontare sfide e prendere decisioni autonome.

Ovviamente, non si tratta di bandire l’affetto dai rapporti familiari, ma di evitare che esso diventi un ostacolo allo sviluppo dell’indipendenza. In una società che offre sempre più comodità e meno attriti, Crepet sottolinea l’importanza di saper affrontare la fatica come parte essenziale della vita e della crescita personale.

Il ricordo della nonna Maddalena: un insegnamento di fiducia

Per rafforzare il suo punto di vista, Crepet rievoca un momento della sua infanzia, quando la nonna Maddalena gli diceva semplicemente: “Badati”. Questa parola, carica di significato, indicava la fiducia incondizionata che la nonna riponeva in lui e nella sua capacità di badare a se stesso. In un’epoca in cui i bambini sperimentavano libertà e rischio in maniera più frequente, quell’invito a “cavarsela da soli” costituiva un passaggio cruciale per la costruzione di un senso di responsabilità e autonomia.

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Oggi, al contrario, si tende a “badare ai bambini” sin dalla prima infanzia, creando barriere di protezione così alte da evitare qualsiasi scossone. Il messaggio di Crepet è semplice e provocatorio: se i genitori non credono nelle capacità dei propri figli, come potranno i ragazzi sviluppare fiducia in se stessi?

Genitori come “istruttori di volo”: un nuovo modello educativo

Partendo dalla critica alla cosiddetta “comfort zone”, Paolo Crepet propone un modello in cui i genitori si trasformano in veri e propri “istruttori di volo”. E non è solo Crepet a sottolineare questo ruolo di “guida” dei genitori, ce ne ha parlato anche Alberto Pellai, nel suo libro “Allenare alla vita”.

Per tornare alla metafora dell'”istruttore di volo”, questa figura sottolinea la necessità di insegnare ai figli come gestire le turbolenze della vita, anziché tenerli costantemente al riparo da ogni scossone.

  • Promuovere l’autonomia: Incoraggiare i figli a prendere piccole decisioni quotidiane, imparando a gestire le conseguenze delle proprie scelte.
  • Gli sbagli sono preziosi: Mostrare che sbagliare è un passaggio verso la crescita e non un fallimento da evitare a tutti i costi.
  • Insegnare la fatica: Ricordare che alcune conquiste richiedono impegno, tempo e dedizione, e che il “tutto e subito” è spesso un’illusione.
  • Costruire la fiducia: Dimostrare ai figli di avere fiducia nelle loro capacità, offrendo consigli e orientamento, ma senza sostituirsi a loro nelle sfide più piccole o più grandi.

Ripensare la genitorialità per formare adulti liberi

Il pensiero di Paolo Crepet, con la sua vena provocatoria, ci mette di fronte a una riflessione cruciale: stiamo davvero aiutando i nostri figli a diventare adulti liberi e responsabili, oppure li teniamo imprigionati nella nostra idea di protezione? L’eccesso di comfort e la paura di lasciare che i ragazzi si misurino con la realtà possono avere conseguenze a lungo termine sulla loro autonomia e sulla loro capacità di affrontare le sfide quotidiane.

Diventare “istruttori di volo” significa superare l’ossessione per la sicurezza totale, insegnando invece a costruire autostima, resilienza e spirito di iniziativa. Crepet, con il suo monito a non esagerare con le coccole verbali e materiali, ci sprona a riflettere su un’educazione più equilibrata, dove l’amore per i figli non si traduca in ostacolo, ma diventi uno strumento per liberare il loro potenziale. Solo così, chiudendo la porta delle “prigioni dorate”, potremo davvero aiutare i giovani a spiccare il volo.

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