Un articolo molto interessante, apparso sul blog della psicologa Maura Manca, ha acceso ancora una volta i riflettori su un fenomeno purtroppo più diffuso di quanto si possa credere, ovvero quello dei genitori che riversano sui figli eccessive aspettative fin dalla più tenere età, causando loro quindi problemi di natura psicologica ed emotiva.
In particolare, le aspettative si riversano nel mondo dello sport, dove tale problema pare ormai endemico: non mancano casi di risse tra genitori ai bordi di campi da calcio o palazzetti dello sport, tanto da spingere gli psicologi a lanciare appelli per mettere al riparo i bambini da pressioni eccessive.
Il rischi del drop out sportivo
Sempre più genitori sognano che i propri figli diventino dei campioni nello sport, magari proprio nella disciplina dove loro non sono riusciti da giovani: i bambini rischiano in questo modo di fare una scelta per loro negativa, ovvero quella di abbandonare fin dalla più tenera età l’attività sportiva, con ripercussioni sul proprio sviluppo fisico e non solo.
Questo fenomeno ha un nome e si chiama “drop out sportivo”. Gli psicologi mettono in guardia i genitori dal fatto di caricare di troppe responsabilità i propri figli e di ricordarsi come lo sport in giovane età debba essere prima di tutto fattore di socializzazione, di integrazione e di crescita per i bambini.
I bambini non devono per forza essere campioni
Ciò che i genitori deve capire è che i propri figli non sono obbligati ad essere dei campioni e che lo sport prescelto deve essere quello voluto dal bambino: questo aspetto è fondamentale, così come il fatto che il bambino non debba sentire la pressione di dover ripagare le attese e le spese che i genitori hanno sostenuto.
Questo significa che situazioni nelle quali i genitori, magari durante gli allenamenti o le gare, rimproverano i figli perché non hanno giocato come avrebbero potuto o dovuto, non si dovrebbero mai verificare, perché sono assolutamente controproducenti per lo sviluppo psicologico di un bambino.
Questo significa anche che i genitori non devono vivere come qualcosa di negativo i momenti di ilarità che ci possono essere tra compagni di squadra durante un allenamento.
Questo e altri atteggiamenti rischiano di portare i ragazzi a decisioni drastiche, come quello di abbandonare l’attività agonistica, anche quando magari si è davvero portati per lo sport che si pratica.
In conclusione, un figlio deve avere la chiara percezione di essere amato ed apprezzato non per lo sportivo che potrebbe diventare, ma per la persona che è e sarà nel corso della propria vita.
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