Maternità e lavoro: la mamma non è pronta e la sua riflessione diventa virale
Fa pensare, il post che Danica ha pubblicato sul suo profilo social e che in poco tempo è rimbalzato da un profilo all’altro di milioni di utenti. Una tenera immagine mostra la donna, mamma da appena sei settimane, mentre abbraccia e coccola la sua piccolina, e contemporaneamente, svuota i seni con un tiralatte automatico. Come didascalia, una riflessione profonda che ci catapulta in un momento delicato della neo-mamma: il rientro a lavoro e i diritti sull’astensione per maternità.
I diritti della neo mamma
Sulla sua pagina Instagram The memoirs of a mommy, Danica esordisce così nel suo lungo post: “Sono 6 settimane dopo il parto. Se non avessi FMLA (Family And Medical Leave Act – ndr), dovrei tornare al lavoro lunedì. Non è giusto. Portiamo i nostri bambini per oltre 40 settimane e abbiamo solo 6-8 settimane per riprenderci? Come può essere accettabile?“
La legge sul congedo per malattia e famiglia vigente negli Stati Uniti, infatti, non sembra andare molto d’accordo con le reali esigenze di una donna che ha appena partorito: alle mamme lavoratrici è permesso infatti di restare a casa anche per un tempo superiore alle 6 settimane grazie appunto al Family And Medical Leave Act, ma si tratta di un congedo non retribuito.
Dopo le fatiche del parto e della gravidanza, che spesso non è tutta rose e fiori, la neo mamma ha bisogno di tanto tempo per ristabilirsi ed abituarsi alla sua nuova vita. Anche l’organismo ha delle esigenze speciali e deve imparare a ricalibrarsi in questo nuovo ruolo, in un mondo fatto di tetta e pannolini.
“Non sono neanche lontanamente pronta a tornare indietro, mentalmente, emotivamente e fisicamente.” continua la donna, come a denunciare di voler riscattare i suoi diritti senza averne i mezzi per farlo.
Il rientro a lavoro è sempre un trauma
Per la donna che dopo il parto deve rientrare a lavoro, è quasi sempre traumatico. La mancanza di aiuto e sostegni, una persona fidata con cui lasciare il proprio figlio ( Danica stessa lamenta questo problema “Non ho ancora trovato nemmeno l’assistenza all’infanzia”) mettono la donna in una condizione ben lontana alla serenità che dovrebbe accompagnare la gioia della maternità.
Anche l’allattamento seppur bene avviato, risente inevitabilmente del duro colpo, creando anche disagio alla mamma che ha aimè l’esigenza di svuotare il seno quando questo decide di esser pieno, e non secondo le pause di cui dispone al lavoro.
Alcune mamme, sentendosi abbandonate, e non pronte ad affidare il proprio figlio in mani di terze persone (parenti o sconosciuti seppur professionisti) rinunciano sempre più spesso alla propria carriera lavorativa e si dedicano full-time, per un tempo più o meno determinato legato alla crescita del figlio, esclusivamente al ruolo di mamma.
Questo accade perché le istituzioni non valutano e non considerano in maniera sufficiente le esigenze di una neo mamma e del neonato.
Le trasformazioni dopo il parto
Nel rientro a lavoro bisogna considerare anche le trasformazioni della donna dopo il parto. Eventuali disturbi fisici dovuti al parto, soprattutto se si è svolto con taglio cesareo, ma non solo.
Le trasformazioni, non solo fisiche ma anche emotive, gli ormoni stravolgono l’intero organismo dando vita ad una nuova dimensione emotiva dove la mamma, molto fragile, sente spesso il bisogno di piangere e spesso ha una stabilità emotiva.
Nel caso di Danica, il post-partum non è stato particolarmente tranquillo e immediatamente dopo aver dato alla luce la sua bambina, ha dovuto districarsi tra numerosi disturbi che hanno complicato e rallentato la ripresa:
- mastite
- sanguinamento
- edema
- tunnel carpale
- dolori muscolari
Giustamente la donna si domanda “Come dovrebbero tornare al lavoro le mamme in queste circostanze? Non mi sento di appartenere al mio corpo in questo momento”.
Le esigenze del neonato
Non solo i bisogni di una mamma che sta riprendendo possesso del suo nuovo corpo e della dimensione in cui si trova catapultata, ma soprattutto le esigenze di un neonato.
“Anche i nostri bambini hanno bisogno di noi 24 ore su 24 molto più a lungo. Sento di non aver avuto abbastanza tempo ininterrotto e senza distrazioni con il mio nuovo bambino.” Danica riflette sulla necessità dei neonati di stare a contatto con la mamma, con le sue cure, 24 ore su 24. E come possono essere sufficienti, 6 o 8 settimane, per creare un rapporto che dura tutta la vita? Quante mamme si sentono perse al pensiero di dover privare i propri figli neonati della propria presenza, per ritornare al lavoro?
Il messaggio per le altre mamme, i mutuo soccorso e la solidarietà
Nonostante tutto, nonostante le difficoltà, i dolori e i disagi per una montata lattea che non ha ancora trovato il suo equilibrio, tra produzione e consumo della piccola, Danica si sente di lanciare un messaggio, che è arrivato inevitabilmente a tantissime mamme, e che suona come un abbraccio solidale ricco di comprensione:
Mamma, se sei preoccupata di tornare al lavoro così presto, non sei sola. Sei più forte di quanto pensi, e con grinta e grazia troverai un modo per far funzionare tutto…
Ma in questo momento, vacci piano con te stessa. Ringrazia il tuo corpo per quello che ha sopportato e continua a far risplendere quell’amore sui tuoi bambini.”
I diritti delle mamme in gravidanza e nel puerperio in Italia
La legge Italiana, a tutela dei diritti della donna durante la gravidanza e il puerperio, mette a disposizione il congedo durante il quale la donna può astenersi dal lavoro, così regolamentato:
- per i due mesi precedenti la dpp
- per il tempo che intercorre tra la dpp e il parto
- per i tre mesi successivi al parto
- durante i giorni non goduti prima del parto qualora fosse prematuro
Tuttavia esistono dei casi particolari in cui si può ottenere l’astensione fino al settimo mese dopo il parto o addirittura l’interdizione dal lavoro, se implica il rischio di danni a carico della puerpera. Questi sono da valutare con il proprio specialista, in base alle esigenze della singola donna e alle eventuali necessità speciali del bambino.
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