‘IL NOSTRO PICCOLO SOLE’: STORIA EDOARDO, NATO A 23 SETTIMANE – Seconda parte

Continua dall’articolo precedente l’intervista a Margherita Vetrana, mamma di Edoardo, nato a 23 settimane.

4. Tu e tuo marito avete altri due bambini: come hanno affrontato l’arrivo di Edoardo?

Erano molto ansiosi d’incontrare il nuovo fratellino del quale avevamo spiegato, adeguatamente alla loro età, le condizioni e il ricovero in ospedale. Abbiamo cercato di prepararli nel miglior modo possibile, anche portando occasionalmente dei regali a nome di Edoardo, dall’ospedale, per loro, sperando che iniziassero a voler bene a questo fratellino che suo malgrado gli sottraeva i genitori per tanto tempo.

Oggi che Edoardo è a casa con noi, lo hanno perfettamente integrato nella loro squadra, insegnando anche a noi genitori come rapportarci a lui, senza trattamenti di favore e credo che questa, per lui, sia una grande opportunità.

5. Quali sono le difficoltà maggiori affrontate da Edoardo nel corso dei 5 mesi in Tin?

Per noi sono state:

  • Le infezioni che Edoardo continuava a contrarre seppur in ambiente sterile, a volte dagli stessi cateteri che lo tenevano in vita;
  • La retinopatia del Prematuro, una degenerazione dei vasi sanguigni oculari che può portare alla cecità, per la quale è stato operato con successo dall’equipe del reparto di chirurgia Oculistica del “Policlinico A. Gemelli” di Roma,ad opera dei Dottori Lepore e Baldascino;
  • Il basso peso, poco più di mezzo chilo alla nascita, che non riusciva a superare… il nostro “cestino di fragole”.

6. Quando finalmente l’avete portato a casa…qual è la prima cosa che avete fatto tutti insieme?

Abbiamo dormito sotto lo stesso tetto, per la prima volta, sereni.

7. Perché hai scritto questo libro? Cosa vorresti dire alle mamme e ai papà che vivono un’esperienza simile alla tua?

Il libro “Il nostro piccolo sole” è nato per caso, per riordinare i ricordi e metterli da parte, “per riuscire a voltare pagina” e smettere di pensare ad Edoardo come ad un bambino appeso ad un filo.

In seguito abbiamo capito che era una testimonianza utile e l’abbiamo condivisa con i nonni e gli amici più stretti che in quei lunghi mesi ci hanno seguiti da lontano e conoscevano solo la punta dell’iceberg. Sono state proprio queste persone ad incoraggiarci a pubblicarlo perché fosse di aiuto a tutte quelle persone che vivono una storia simile, “per dare speranza e farli sentire meno soli”.

Oggi abbiamo creato una pagina Facebook (www.facebook.com/ilnostropiccolosole) che è arrivata a contare più di mille e seicento contatti, pagina che aggiorniamo con tutto quanto ruota attorno al libro e che è diventata sportello di comunicazione non solo con le famiglie dei prematuri di tutta Italia ma anche con chi non sa che poco o niente sull’argomento.

Vogliamo essere quella mano sulla spalla che troppo spesso manca in queste circostanze e cercare di incoraggiare chi attraversa momenti drammatici, perché ci si comprende solo avendo vissuto esperienze analoghe.

Alle famiglie che stanno facendo il percorso in TIN o che lo hanno fatto, posso dire solo di non perdere MAI la speranza. L’esperienza è dura e le emozioni forti, ma non è mai detta l’ultima parola. I bimbi possono sorprenderci. Sono figli nostri anche attraverso un vetro e saranno loro a segnare il cammino. Possiamo solo stare a guardare e seguirli.

Con loro si apre un nuovo percorso che segna e cambia le nostre vite, per sempre, rendendoci persone nuove, forse migliori, non lo so, di certo più consapevoli del valore della vita.

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