Nuove Indicazioni Nazionali di Valditara, Paolo Crepet risponde: ‘Leggere la Bibbia dovrebbe essere una libera scelta’

21 gennaio 2025 –

Le recenti Nuove Indicazioni Nazionali proposte dal Ministro Valditara per il primo ciclo di istruzione hanno riacceso la discussione su quali contenuti debbano essere proposti a bambini e ragazzi. In particolare si discute di dare più spazio all’insegnamento della storia, della letteratura e delle lingue classiche.

Da un lato, il Ministero dell’Istruzione evidenzia l’esigenza di rafforzare le competenze linguistiche e di fornire una visione più ampia delle radici culturali italiane. Dall’altro, voci critiche, come quella dello psichiatra Paolo Crepet, mettono in guardia dal rischio di trasformare la scuola in uno strumento di imposizione identitaria.

La critica di Paolo Crepet: “Niente imposizioni, la cultura va scelta”

Secondo lo psichiatra Paolo Crepet, la proposta di focalizzare l’attenzione su un’unica visione culturale rischia di limitare la pluralità di approcci e influenze che caratterizzano la società italiana. In un’intervista radiofonica, Crepet ha citato come esempio la Bibbia, sostenendo che essa non può essere imposta in quanto rappresenta solo una parte della storia e della cultura globale. A suo avviso, imporre la Bibbia sarebbe come obbligare a leggere il Corano: non si contesta la validità dei testi in sé, quanto l’idea che lo Stato o la scuola ne esigano lo studio forzato.

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Crepet ricorda che l’Italia è stata attraversata da molteplici culture, popoli e tradizioni, ognuno dei quali ha lasciato una traccia. Il patrimonio culturale italiano, pertanto, è un mosaico di influenze, e la costruzione dell’identità dovrebbe emergere liberamente dal confronto con questa ricchezza, non da una “ricerca ossessiva” di un’unica radice. “Tutti quelli che abitano in Italia sono italiani”, afferma l’esperto, suggerendo che l’identità si fonda sulle azioni, sulle relazioni sociali, sulle esperienze condivise più che su una singola matrice culturale.

L’importanza della memoria (ma non imposta)

Un altro aspetto sottolineato da Crepet è l’esercizio della memoria, oggi messo in difficoltà dai social network e da un’eccessiva dipendenza dai dispositivi digitali. Per lui, ricordare è essenziale per coltivare un patrimonio personale e collettivo, ma la scelta di ciò che si vuole memorizzare non può essere imposta. Che uno decida di mandare a memoria una poesia di Carducci o una canzone di Frank Sinatra, spiega, non è determinante: ciò che conta è mantenere viva la capacità di rielaborare i contenuti.

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Per questo motivo, Crepet propone che la scuola privilegi attività formative come il riassunto e la scrittura in corsivo, pratiche utili a fissare le idee e a rafforzare le competenze linguistiche e cognitive. Queste abilità – scrittura e comprensione – fungerebbero da antidoto agli effetti negativi di una fruizione rapida e superficiale dei contenuti online.

Le novità delle “Nuove Indicazioni Nazionali”

Il documento presentato dal Ministero, frutto di un lavoro di una Commissione dedicata, propone diverse modifiche all’attuale assetto dell’istruzione di base. Una delle novità principali è un ridimensionamento della Geostoria, a vantaggio di un maggiore approfondimento della storia italiana, dalle origini al Medioevo, con particolare attenzione alla civiltà greca, a quella romana e ai primi secoli del Cristianesimo. Inoltre, si prevede di integrare le vicende dei popoli italici, dando più spazio alla storia “di casa nostra” come filo conduttore.

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Un elemento destinato a far discutere è l’introduzione facoltativa del Latino a partire dalla seconda media. Questa scelta, secondo il Ministero, avrebbe lo scopo di valorizzare le radici linguistiche e culturali dell’italiano, offrendo agli studenti l’opportunità di comprendere meglio l’evoluzione del nostro idioma. Parallelamente, verrà rafforzato l’insegnamento della letteratura e della poesia, così come l’educazione musicale.

Più attenzione alla scrittura e alla storia: il piano del Ministro

Tra gli obiettivi evidenziati dal Ministro Valditara spicca il potenziamento delle competenze linguistiche, in particolare della scrittura, ritenuta “l’abilità più in crisi”. La riforma mira a lavorare fin dalla prima elementare su attività di lettura e di produzione scritta, per evitare che i ragazzi si allontanino dai libri e perdano dimestichezza con una competenza fondamentale.

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Per stimolare la curiosità e l’attenzione dei più piccoli, l’insegnamento della letteratura viene ripensato in modo da essere più vicino all’età e agli interessi dei bambini e dei ragazzi, affinché il piacere della lettura non venga mortificato da programmi troppo rigidi o da letture eccessivamente lontane dalla loro esperienza (e quindi la Bibbia cosa c’entra?).

Nella visione ministeriale, la storia torna a essere “la scienza degli uomini del tempo”. È un ritorno a un’idea di centralità della narrazione storica, che si concentri sulle vicende e sulle radici nazionali ma senza dimenticare il contesto più ampio. Tuttavia non è molto chiaro come studiare di più l’antica Roma, il Medioevo e il Rinascimento dovrebbe aiutare i ragazzi a capire meglio l’Italia e il mondo di oggi. Per usare le parole di Enrico Galiano (che non è neanche tra i maggiori critici delle nuove proposte): “è un po’ come navigare su Google Maps con una mappa del Medioevo”.

Le critiche alle nuove indicazioni: dove sono l’attualità e le materie scientifiche?

L’introduzione di questo tipo di riforma, tuttavia, solleva non poche questioni: come sarà gestita, concretamente, nelle classi e quali risorse verranno messe a disposizione degli insegnanti per evitare riduzioni e semplificazioni?

Il Ministro Valditara si è detto felice del dibattito suscitato dalle nuove proposte: ““Mi fa piacere che si sia aperto un grande dibattito culturale, era ora. È già un primo successo di questa iniziativa“, ha dichiarato.

Ha anche ribadito che le nuove indicazioni nazionali “dovranno essere rispettose dell’autonomia delle scuole”, quindi in realtà si lascerà una certa autonomia ai singoli istituti.

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Tuttavia non mancano coloro, tra insegnanti ed educatori, che sollevano critiche a questa visione tanto umanistica e poco scientifica della scuola. Invece di accompagnare i ragazzi nella complessità del nuovo millennio, sembriamo fermi alle guerre Puniche.

Fonte immagini: Instagram e Facebook

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