La percezione di sé e del proprio corpo è un tema sempre più presente nella vita quotidiana, soprattutto tra adolescenti e bambini, che con la crescita dell’esposizione mediatica sono anche sottoposti continuamente al confronto con i modelli di perfezione.
Quest’oggi parliamo con la Dottoressa Giulia Gregorini della percezione del corpo, dell’accettazione di sé e del rapporto con il cibo. Prendiamo spunto da un toccante cortometraggio, dal titolo “Roberto” che espone queste tematiche con grande sensibilità e semplicità.
Roberto è una storia d’amore senza parole: da un amore per corrispondenza diventa anche un messaggio di amore per sé stessi. È la storia di due bambini vicini di casa che crescono e iniziano a piacersi, con un inaspettato finale che dimostra come l’immagine di noi stessi è talvolta completamente diversa da quella che di noi hanno gli altri.
Vedi il cortometraggio “Roberto” completo
Dalla ricerca della perfezione all’importanza dell’accettazione
La percezione di sé è alla base della costruzione dell’identità e si matura sin dalla prima
infanzia. È fondamentale educare i bambini all’accettazione di Sé, e quindi all’umanizzazione.
Abbandonare gli ideali utopici e frustranti e dare spazio alla soggettività del bambino è un compito difficile per i genitori che si confrontano con una società che ci vuole perfetti, efficienti e funzionanti.
L’accettazione di Sé favorisce l’amor proprio e la socialità.
Al contrario, un bambino che interiorizza un’immagine di Sé negativa e deficitaria con molta probabilità svilupperà un’ostilità verso se stesso e per l’esterno, che complicherà la possibilità di amarsi e prendersi cura di sé.
L’immagine di sé e l’influenza sull’autostima
È fondamentale porre attenzione all’integrazione tra mente e corpo, tra vissuti interiori
e comportamenti manifesti, tra dentro e fuori.
Partiamo da tre premesse fondamentali:
- Sin dall’infanzia i modelli mediatici influenzano l’immagine di sé.
- La percezione e l’accettazione di sé nascono durante l’infanzia.
- L’autostima influenza la relazione con gli altri: amarsi è la premessa indispensabile per amare ed essere amati.
Siamo tutti quotidianamente esposti a messaggi mediatici che iper-attenzionano l’immagine corporea.
Un corpo che deve essere bello, prima che sano. Essere magri e tonici è un motivo di merito, essere in sovrappeso una colpa. I social network, su cui giovani e adulti trascorrono molto tempo, propongono immagini alla velocità della luce. I selfie sono il trionfo della rappresentazione apparente di sé, spesso filtrati e ritoccati per apparire al meglio.
La condivisione continua sui social aiuta a riflettere su quanto sia più immediato catturare un momento vissuto per mostrarlo piuttosto che viverlo per sé, intimamente. Il rischio è viaggiare alla frequenza dell” iper-connessione senza relazione, utilizzando il corpo come oggetto senza soggetto.
Anche i bambini sono inevitabilmente coinvolti nella cultura dell’immagine, che sottintende la pericolosa trasmissione di ideali perfezionistici, rispetto a cui ci si sentirà inevitabilmente inadeguati, non all’altezza.
Dall’immagine alla persona
Il corpo non è un oggetto da esibire ma è abitato da una soggettività. È una parte integrante ed intima dell’identità. Attraverso il corpo si comunica, si esprimono emozioni, si somatizzano disagi, si entra in
relazione con l’altro.
Parlare di corpo sano e di cura del corpo non significa proporre figure da copertina, inseguire canoni asettici e disumanizzati ma recuperare un ascolto e un riconoscimento di sé.
Sono i genitori i primi ad avere la possibilità di trasmette l’importanza del corpo nella cura personale ai bambini, educando al rispetto di sé e non alla ricerca della perfezione.
Per fare ciò è necessario recuperare la propria umanizzazione: il genitore perfetto non esiste e la realtà è una somma di imperfezioni.
Molte mamme si sentono in colpa, inadeguate, se dopo il parto non recuperano in tempi rapidi la forma fisica. Ciò riguarda la relazione con sé stesse ma anche lo sguardo severo sociale e mediatico.
Come educare i bambini ad un sano rapporto con il corpo?
Non esiste un manuale d’istruzione ma è importante acquisire alcune consapevolezze. Riguardo all’aspetto generalmente più incriminato quando si parla di corpo, il peso, è fondamentale sottolineare che il rapporto con il cibo non è solo connesso ad un nutrimento fisico ma veicola bisogni emotivi più profondi e sommersi.
È importante che il cibo non venga proposto al bambino nei primi mesi di vita come elemento di consolazione, di premio o punizione, perché altrimenti sarà ricercato in modo compensativo e non nutritivo.
In generale, può essere molto funzionale adottare alcuni accorgimenti:
- Insegnare ai bambini ad accettarsi per come si è. Può essere utile far vedere cartoni animati che affrontano il tema della valorizzazione delle imperfezioni. I genitori sono inoltre un potente modello del loro rapporto con le imperfezioni.
- La valorizzazione di sè deve prescindere dalla performance. Molti bambini precocemente interiorizzano la percezione di poter essere amati se svolgono alcune funzioni (ad esempio: se sarò bravo a scuola mamma mi vorrà bene). Ciò può diventare molto nocivo. Sentirsi amati incondizionatamente è alla base della costruzione di una sana autostima, che condizionerà ogni sfera della vita e le relazioni future. Si tratta di sostenere la libertà di essere e non il ‘dover essere’.
- Trasmettere l’importanza dell’interiorità. È importante rispecchiare e valorizzare le qualità interiori e non solo esteriori.
- Focalizzarsi sulla salute e non sull’estetica della perfezione. Se un bambino è in sovrappeso è importante che venga sostenuto nella dieta spiegandogli che è per la propria salute e non perché così non è bello. Spesso, ingenuamente, si colpevolizzano i bambini in sovrappeso e ciò che si comunica è “se dimagrisci sarai più bello”, invece occorre comunicare che “dimagrire servirà a sentirsi meglio”.
- La cura del corpo non è solo connessa a come si appare (vestiario, ordine, forma fisica) ma anche a come si tratta il proprio corpo. Gradualmente è utile educare i bambini all’autonomia della cura di sé, ad esempio attraverso l’igiene personale (lavare i denti prima di andare a dormire).
- Dare spazio ai gusti personali del bambino: far scegliere loro il vestito per una festa o il colore di una maglietta è importante per iniziare a dar voce e validazione alla soggettività.
- Trasmettere un concetto ampio di bellezza. Insegnare che ciascuno è bello a proprio modo faciliterà anche l’integrazione delle diversità.
Spesso è difficile applicare questi semplici suggerimenti perché il figlio viene percepito come un prolungamento di sé.
Se un bambino non è educato, composto, spigliato e piacente ci si sente inadeguati come genitori.
Gli ideali perfezionistici sostenuti dal mondo mediatico stanno danneggiando l’esperienza reale delle persone, inquinano lo sviluppo mentale.
Sempre più giovanissimi sono ossessionati dalla ricerca del corpo perfetto, intrappolati in percezioni distorte e alienanti.
L’obiettivo non è negare l’importanza dell’estetica o di una buona forma fisica ma recuperare, in primis per i bambini, il diritto a non essere perfetti, ad avere i propri tempi e le personali caratteristiche.
La competitività, la corsa verso l’autonomia e la perfezione rischiano di eclissare i pilastri di una crescita sana: l’amore, l’accettazione e l’autostima.
L’immagine corporea non può divenire il metro del valore di sé, lo strumento di validazione in un processo che snatura ed omologa, ma deve inserirsi nel più ampio significato di soggettività.
Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta
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