La notizia corre sui social e sta destando grande scalpore tra i genitori. Il Piano educativo 21, che prevede l’introduzione dell’educazione sessuale a partire dalle materne ha diviso la Svizzera, ma non solo.
I genitori italiani guardano con perplessità l’iniziativa del Ministero della Pubblica istruzione e l’Ufficio federale della sanità pubblica dei nostri vicini di casa.
Oltralpe, il progetto sarebbe dovuto partire nel 2014, ma una raccolta di firme ha rimesso in discussione la cosa. Perché tanto scalpore? Perché nelle scuole non si farebbe semplice educazione sessuale, ma verrebbero distribuiti dei veri e propri kit contenenti materiale decisamente esplicativo.
Vagine di peluche e organi genitali maschili di legno, questo il contenuto dei Basler Sexboxen, scatole del sesso alla lettera. In aggiunta anche alcune illustrazioni realizzate da Lisa e Jean dove viene spiegata, con delle vignette colorate, come si effettua una masturbazione. Tutto questo materiale è, agli occhi di molti genitori, troppo esplicito in rapporto all’età dei bambini, soprattutto quelli delle scuole materne che non sarebbero pronti ad affrontare tali argomentazioni.
L’intento, naturalmente, è buono. Con questo progetto si intende informare, fin dalla più tenera età, i bambini, in modo da renderli più consapevoli e aiutarli a denunciare eventuali casi di pedofilia. Nonostante l’intento però, resta il dubbio se sia effettivamente il modo giusto.
La preoccupazione dei genitori la dice lunga sul metodo e sugli strumenti “didattici”. E l’Italia come prenderà le nuove direttive dell’OMS?
Data la forte impronta cattolica del nostro Paese non sembra possa essere accettata di buon grado una simile iniziativa. Ma le ragioni dei genitori hanno un fondamento o sono solo paure? Difficile rispondere. L’unica cosa auspicabile, per il momento, sarebbe quella di rendere per lo meno facoltativa per le famiglie questa possibilità di educazione.
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