4 gennaio 2024 –
Hanno fatto molto discutere le affermazioni dell’ex Senatore Simone Pillon, ai microfoni di Klaus Davi mentre si parlava di calo delle nascite in Italia e declino della maternità.
Secondo il politico esponente della Lega il comune sentire è che fare figli è solo un peso e un limite alle carriere delle donne. Chissà come mai…
Calo delle nascite: Individualismo ed egoismo alla radice del problema?
Alla trasmissione online su Youtube, Klauscondicio, dopo essere stato intervistato su varie tematiche Pillon ha risposto alla domanda perché si fanno meno figli (al minuto 25) : “C’è un grande aspetto individualistico e quindi anche egoistico ma che è figlio di un ormai comune modo di sentire: perché il figlio è un peso, perché il figlio ti toglie, perché il figlio ti limita, perché il figlio non ti permette lo sviluppo della tua carriera. E dopo si ritrovano a 40 anni che non possono più avere figli perché nel frattempo la natura sostanzialmente ha preso il sopravvento e vanno a fare la fecondazione assistita o peggio ancora l’utero in affitto! Ma soprattutto, manca la speranza. Siamo una società decadente, in discesa, dove certi valori non sono più riconosciuti come tali“.
E poi si arriva a quello che Pillon definisce il paradosso della fertilità: molte donne, a suo dire, posticipano la maternità per poi trovarsi, intorno ai 40 anni, ad affrontare la difficoltà di concepire naturalmente. Questo le porta a ricorrere a metodi come la fecondazione assistita o, più estremamente, la maternità surrogata, pratiche che Pillon definisce come “follia”.
E se è vero che l’egoismo individuale è la motivazione principale secondo lui, va anche detto che l’ex senatore insiste soprattutto sulla “mancanza di speranza: siamo una civiltà alla frutta, in lentissimo declino. Sappiamo che probabilmente i nostri figli si troveranno peggio di noi e questo ci uccide la speranza”.
Il caso Mennuni e la difesa di Pillon
Rincara la dose anche sul caso Mennuni, la parlamentare di FdI, che ai microfoni di LA7 affermava pochi giorni fa “Non dobbiamo dimenticare che esiste la necessità, la missione – la vogliamo chiamare così? Perché io penso sia una cosa bella – di mettere al mondo dei bambini, che saranno i futuri cittadini e futuri italiani. E qui c’è l’approccio culturale: ora userò un termine terribile, diventerà trash: dobbiamo aiutare le istituzioni, il Vaticano, le associazioni, la maternità a diventare di nuovo cool. Dobbiamo far sì che le ragazze di 18 anni, di 20 anni, vogliano sposarsi e vogliano mettere su una famiglia“.
Inutile dire che Pillon punta ancora una volta il dito contro le donne. Perché mai fare figli dovrebbe essere solo un peso per la donna? Certo, la decisione ultima di portare avanti una gravidanza dovrebbe spettare alle donne, ma non ci dovrebbe essere un’idea di famiglia portata avanti insieme oltre a questo? E non si potrebbe ad esempio introdurre un’educazione affettiva e alla sessualità che renda consapevoli e responsabili uomini e donne allo stesso modo?
Riflessioni sulla Società Italiana e la Natalità
La questione viene poi ampliata al contesto italiano, dove il tasso di fecondità è tra i più bassi al mondo (il tasso mondiale, in cui si indica il numero medio di nascite per donna, era del 2,3 nel 2020, in Italia era del 1,24). Pillon mette in discussione l’atteggiamento degli italiani riguardo alla natalità, confrontandolo con quello dei nostri nonni che, nonostante la povertà, avevano famiglie numerose.
Tuttavia, questa visione semplicistica appiattisce la complessità del perché facciamo meno figli, senza considerare le molteplici sfaccettature della società moderna, tra cui maggiori opportunità di lavoro e autorealizzazione.
L’altro punto quasi mai affrontato quando si parla di inverno demografico in Italia è il fatto che la popolazione mondiale è in aumento: in molti altri paesi industrializzati (pensiamo agli Stati Uniti, alla Francia o all’Irlanda) si punta sull’apporto dell’immigrazione, oltre a politiche sociali per il sostegno alle famiglie.
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