“Mamma, gli altri bambini non mi fanno giocare!”: ve lo siete mai sentiti dire? Osservare che il proprio bambino viene escluso dai coetanei con cui vorrebbe giocare, è una delle esperienze più contrastanti che un genitore può vivere. Il primo impulso è andare dai bambini ed obbligarli ad accettarlo. Il secondo è dire ai genitori presenti che non sanno educare i propri figli. Il terzo è soffocare i primi due e cercare di far sì che il pargolo cresca e faccia da solo queste esperienze, che, come dicono, temprano.
Vi è mai successo? A noi capita costantemente quando visitiamo il paese di mio marito. Ci sono tante coppie con figli più grandi (di poco) del nostro, che ha 5 anni, e che se presi singolarmente sono abbastanza socievoli, ma tutti in gruppo diventano la classica macchina da guerra. A farne le spese è il nostro piccolo, che puntualmente viene escluso da ogni gioco, se non deriso. È davvero complesso trattenersi dall’intervenire, salvo poi accostarmi a lui fermo in un angolo, con gli occhi lucidi e cercare di consolarlo. E magari riandare con la memoria a quando questa cosa succedeva a me.
Eppure questo è un tipico casa da manuale: l’elemento nuovo che tenta di entrare nel gruppo già consolidato. Ma il gruppo, che ha già degli elementi ben consolidati, con rapporti di leadership stabiliti, tende alla sopravvivenza e può vedere come pericoloso l’arrivo di un nuovo bambino. Può mettersi in moto il meccanismo del capro espiatorio, per cui l’ultimo arrivato, o il più piccolo o il più debole, diventa il bersaglio su cui gli altri scaricano aggressività e frustrazione. Questo preserva il ruolo di quanti sono all’interno. Non vi suona nuovo, giusto? È quello che succede in ufficio con l’ultimo arrivato, in una squadra con un giocatore che giunge in corso di campionato, con una nuora nella famiglia del marito.
È fondamentale quindi mettere a conoscenza i nostri figli delle giuste strategie, spiegare loro, in base all’età e a quanto riescono a capire, che la colpa non è loro, che non sono sbagliati e che semplicemente gli altri hanno bisogno di tempo per accettarlo. Allontanarli da quel gruppo significherebbe far vivere loro una sconfitta: spingeteli ad essere più comunicativi, ad essere di sostegno e non antagonisti, ad essere insomma carismatici e leader.
Non è semplice, lo so per esperienza: eppure avere la forza di mettere allo scoperto questi meccanismi, significa aumentare le sue possibilità di inserirsi. Prima o poi.
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