8 ottobre 2024 –
A Doha, la capitale del Qatar, un’installazione artistica ha portato alla luce la tragica realtà dei bambini palestinesi uccisi nella guerra in corso a Gaza.
“Echo of Lost Innocence” (Eco dell’Innocenza Perduta), questo il titolo dell’opera, un memoriale, presenta oltre 15.000 orsetti di peluche, ciascuno simbolo di una giovane vita spezzata dalla violenza del conflitto. Ogni peluche indossa una maglietta nera con la scritta: “Non sono solo un numero. Sono un essere umano. Ho un’identità. Ho una patria. Sono Palestina. #FreePalestine”.
“Non sono solo un numero. Sono un essere umano“
L’esposizione si trova a Barahat Msheireb, nel cuore di Msheireb Downtown Doha, e intende dare voce a quei bambini che non hanno mai avuto l’opportunità di vivere una vita piena. La mostra invita il mondo a riflettere sulla brutalità della guerra e sulle sofferenze che i palestinesi, specialmente i bambini, hanno dovuto sopportare in un anno di guerra.
Perché è passato giusto un anno, dal fatidico attacco terroristico di Hamas in Israele e dell’atroce rappresaglia a Gaza. Secondo i dati delle poche ONG ancora presenti sul territorio, in primis Save The Children, ogni 15 minuti circa un bambino ha perso la vita.
LEGGI ANCHE: Gaza, un bambino ucciso ogni 15 minuti secondo Save the Children
Significa che in 365 giorni il 2% della popolazione infantile è stato ucciso. I bambini e le famiglie vivono sotto le bombe, costretti spesso a trovare rifugi di fortuna, dato che più della metà delle abitazioni non esiste più. La situazione è drammatica. Quasi tutte le scuole sono ormai distrutte e per la maggior parte della popolazione è impossibile ricevere anche le cure più basilari. Il sistema sanitario è al collasso: sono stati bombardati 30 dei 36 ospedali.
L’arte si fa portavoce della sofferenza
Come per la foto ribattezzata “La Pietà di Gaza” che aveva vinto il premio fotografico World Press Photo 2024, ecco un contributo artistico che ha riportato la sofferenza di tante famiglie sotto i nostri occhi.
L’artista Bachir Mohammad, creatore dell’installazione, ha spiegato come ogni orsetto sia racchiuso in un blocco di cemento, simbolo della distruzione causata dai bombardamenti. Bachir, libanese, conosce bene le conseguenze del conflitto, avendo vissuto in prima persona le guerre tra Israele e Hezbollah. “Quando ho iniziato questo progetto, il numero di bambini persi era inferiore a 4.000. Oggi, supera i 15.000 e continua a crescere”, ha raccontato con dolore.
L’installazione sarà visibile dal 16 al 26 settembre, e ogni orsetto verrà venduto per raccogliere fondi destinati ai bambini di Gaza. Tutto il ricavato andrà in beneficenza, con l’obiettivo di dare un futuro migliore a chi è sopravvissuto ma porta ancora nel cuore il peso della perdita.
“Questa installazione è un monito alla comunità internazionale: dobbiamo fare di più per raggiungere un cessate il fuoco e restituire speranza ai bambini della Palestina“, ha dichiarato Bachir.
Un padre italiano residente in Qatar ha raccontato la sua esperienza, vedendo l’installazione con i propri figli. “Guardare questi peluche, ciascuno a rappresentare un bambino ucciso, è stato straziante. Ho dovuto spiegare ai miei figli che questi giocattoli rappresentano dei bambini che non ci sono più. Voglio che capiscano che la guerra non porta mai nulla di buono, solo morte e distruzione”.
L’arte diventa così un potente strumento di denuncia, per non dimenticare le vittime innocenti e per continuare a lottare per un mondo senza guerra.
Il video della settimana