Negli Stati Uniti alcune associazioni di consumatori e che operano a difesa dei diritti dei bambini nell’uso del web hanno presentato all’antitrust una denuncia contro YouTube e Google: l’accusa è quella di raccolta illegale dei dati dei più piccoli per fini promozionali.
Raccolta non autorizzata dei dati dei minori
Dopo che nelle scorse settimane era stato Facebook a finire nell’occhio del ciclone per aver violato la privacy di milioni di utenti, stavolta sotto accusa sono la piattaforma social di videostreaming di YouTube e, di conseguenza, anche Google che ne è proprietaria.
Infatti, venti associazioni di consumatori e di attivisti pro-digital democracy hanno presentato un esposto alla Federal Trade Commission statunitense denunciando la raccolta illegale da parte di Google dei dati sensibili degli under 13: nonostante YouTube sia dichiaratamente non dedicato ai bambini, i canali contenenti cartoon, giochi e programmi di intrattenimento rivolti ai minori sono in aumento e il sospetto è che, in questo modo, si carpiscano informazioni utili a “targettizzare” questo giovane pubblico per fini pubblicitari.
Il caso di YouTube Kids
Non solo: l’altra accusa mossa a Google è che porta avanti questa raccolta illegale senza chiedere il consenso dei genitori di quella che, dati alla mano, negli USA costituisce una notevole fetta dell’audience di YouTube
Attraverso app quali la geolocalizzazione, oltre che mediante la cronologia delle ricerche e i dati sensibili che i più piccoli forniscono quando si iscrivono, viene violata la legge sulla protezione dei minori per allestire campagne promozionali ad hoc.
L’ambiguità starebbe nel fatto che, pur essendo YouTube nato per un pubblico adulto (oltre che espressamente non rivolto a chi ha meno di 16 anni), continui ad attirare i giovanissimi: questo è ancora più strano se si pensa che, in passato, YouTube Kids era nato proprio per consentire ai baby utenti di avere una piattaforma tutta per loro, senza che i genitori dovessero preoccuparsi di vedere i figli “profilati” o bombardati da pubblicità.
“Proteggere i bambini è sempre stata la nostra priorità: leggeremo il reclamo e capiremo dove possiamo migliorare” – ha replicato Google alla CNN attraverso un comunicato giudicato troppo vago e sbrigativo.
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