La morte, all’età di 78 anni, avvenuta alcuni giorni fa, di Raffaella Carrà, ha portato grande tristezza tra tutti gli italiani, abituati ad identificarla come una delle icone della nostra televisione. Uno degli aspetti che hanno fatto grande la cantante e soubrette bionda è quello dell’adozione a distanza.
La trasmissione “Amore” sulle adozioni
Come ha ricordato il suo compagno, Sergio Japino, nella commemorazione dopo la morte, uno dei programmi a cui teneva di più Raffaella Carrà, era “Amore” condotto insieme nella primavera del 2006 sulla Rai, nel quale venne portato, proprio in “prima serata” il tema delle adozioni a distanza. Il successo della trasmissione fu tale che il pubblico televisivo ebbe una immediata risposta positiva e il numero delle donazioni per le adozioni a distanza crebbe velocemente in tutte le regioni italiane. L’impegno della soubrette a favore dei bambini bisognosi è sempre stato importante, anche perché Raffaella Carrà non ha avuto figli e questo era un modo per stringersi affettuosamente a bambini bisognosi.
Le adozioni a distanza
Nel 2006 gli italiani sostenevano, tramite le adozioni a distanza, circa 1 milione di bambini in tutto il mondo, e la trasmissione della Carrà, con il dibattito che ne seguì diede una grande spinta al progetto. Nel corso delle puntate della trasmissione infatti la Carrà si spostò in vari paesi del mondo per rendere noto attraverso la televisione come le adozioni a distanza potessero cambiare nettamente in meglio la vita dei bambini bisognosi. In alcune di queste puntate si svolsero anche delle “carrambate” come venivano definiti gli incontri a sorpresa, con i sostenitori italiani che venivano invitati in studio e si trovavano poi di fronte ai figli che sostenevano a distanza. Anche la soubrette ha dichiarato successivamente di avere intrapreso alcune adozioni a distanza. Nel 2012, sei anni dopo la trasmissione televisiva, tante organizzazioni raccontarono sulle pagine di “Vita” che aveva dedicato una sua copertina alle adozioni a distanza, che molti italiani che erano diventati loro sostenitori a seguito del programma, avevano confermato negli anni successivi questa loro scelta.
Nella sue parole Sergio Iapino ricorda proprio questo tratto di Raffaella, descrivendola come una “donna fuori dal comune eppure dotata di spiazzante semplicità, non aveva avuto figli ma di figli — diceva sempre lei — ne aveva a migliaia, come i 150mila fatti adottare a distanza grazie ad “Amore”, il programma che più di tutti le era rimasto nel cuore».
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