Ramadan e bambini: come fare a scuola?

Il Ramadan, il nono mese del calendario lunare islamico, è un periodo di digiuno, preghiera, riflessione e crescita spirituale per i musulmani. Durante questo periodo, che dura circa un mese, gli adulti sani sono tenuti ad astenersi dal mangiare, bere, fumare e avere rapporti sessuali dall’alba al tramonto. Ma come si concilia il Ramadan con la scuola, soprattutto per i bambini?

Che cos’è il Ramadan

Il Ramadan è un pilastro dell’Islam e uno dei suoi cinque atti di fede. È un tempo per purificare il corpo e la mente, per concentrarsi sulla preghiera e sulla lettura del Corano, e per rafforzare i legami familiari e comunitari.

Il Ramadan rappresenta un periodo sacro per i musulmani di tutto il mondo. Durante questo mese, i fedeli adulti osservano il digiuno dall’alba al tramonto, astenendosi dal cibo, dalle bevande, dal fumo e dalle relazioni sessuali durante le ore diurne. Il digiuno, noto come Sawm, è uno dei cinque pilastri dell’Islam e ha l’obiettivo di avvicinare i credenti a Dio (Allah), purificare l’anima, sviluppare l’empatia per i meno fortunati e praticare l’auto-disciplina.

Le serate del Ramadan sono caratterizzate da momenti di gioia e condivisione, con i musulmani che si riuniscono con famiglia e amici per l’Iftar, il pasto serale che rompe il digiuno. Questi incontri sono momenti di festa e gratitudine, in cui si consumano cibi tradizionali preparati con cura.

Iftar durante il Ramadan

In questo contesto sacro e di profonda spiritualità, anche i bambini sono invitati a partecipare secondo le loro capacità, avvicinandosi gradualmente alle pratiche del digiuno e alle tradizioni del Ramadan. Questo periodo diventa così un’occasione educativa preziosa, in cui i valori di famiglia, comunità, pazienza, generosità e gratitudine vengono trasmessi alle nuove generazioni.

Ramadan e bambini: da che età?


La legge islamica, o Sharia, stabilisce linee guida chiare riguardo l’osservanza del digiuno durante il Ramadan, ponendo particolare attenzione alle esigenze dei bambini.

L’obbligo del digiuno durante il Ramadan riguarda i musulmani adulti sani. I bambini, gli anziani, i malati e le donne in gravidanza o che allattano sono esentati. La pubertà, che segna l’inizio dell’età adulta religiosa, è generalmente considerata l’età in cui i bambini iniziano a digiunare. Tuttavia, la decisione finale spetta ai genitori, che devono valutare la maturità fisica e mentale del bambino.

Sebbene ufficialmente i bambini siano esentati fino al raggiungimento della pubertà, è comune che inizino a praticare il digiuno prima di questo importante passaggio, spesso per brevi periodi o giorni selezionati, per abituarsi gradualmente alla pratica e al suo significato spirituale.

La legge islamica prevede flessibilità e enfatizza l’importanza del benessere fisico, consentendo deroghe al digiuno per motivi di salute o età, come si legge anche sul sito dell’Unione delle comunità islamiche di Italia (UCOII):

  • Dio ci ordina di evitare ogni cosa possa portare la persona a stare male o all’esaurimento psico-fisico (Corano Baqara-195 “Allah ama coloro che compiono il bene”). Perciò, invitiamo i genitori a non mettere in difficoltà i propri bambini chiedendogli di digiunare.
  • È possibile abituare i figli al digiuno gradualmente nei giorni di chiusura scolastica, per poche ore al giorno, avendo cura di non compromettere il loro stato fisico, monitorando la loro salute e interrompendo il loro digiuno in caso di necessità.
  • per gli adolescenti che sono in età di obbligo religioso, invece, il digiuno è dovuto, salvo che tale pratica li debiliti o arrechi loro danni alla salute e/o danni al rendimento scolastico, specie nel periodo degli esami. In tal caso è possibile interrompere il digiuno con la possibilità di recuperare i giorni persi durante l’anno.

Il Ramadan nelle scuole Italiane: normative e polemiche

La legge italiana, in linea con i principi di laicità e di rispetto delle libertà religiose, non fornisce regolamentazioni specifiche sul digiuno durante il Ramadan a scuola.

La scuola italiana deve garantire l’equilibrio tra il rispetto della libertà religiosa e la salvaguardia della salute personale

La normativa italiana, attraverso la sua Costituzione e specifici documenti, tra cui quello rilevante della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2013, stabilisce che le scuole, esercitando la propria autonomia, devono trovare un equilibrio tra il rispetto della libertà religiosa e la salvaguardia della salute di studenti e personale.

Le istituzioni scolastiche sono dunque incoraggiate a garantire un ambiente inclusivo e rispettoso delle diverse pratiche religiose degli studenti. Tuttavia, quando si tratta di bambini e del loro percorso educativo, la pratica del Ramadan presenta delle sfide uniche: come si può conciliare il diritto di professare la propria religione con l’esigenza di garantire la salute, la sicurezza e il benessere degli studenti?

Il divieto di digiuno i alcune scuole italiane

Recentemente, alcune scuole italiane si sono trovate al centro del dibattito sul Ramadan. La dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo milanese Ermanno Olmi ha inviato una circolare in cui vietava agli studenti di digiunare a scuola, motivando la decisione con la tutela della salute dei ragazzi. A Monfalcone (GO), la sindaca ha scritto al ministro dell’Istruzione Valditara chiedendo di intervenire per evitare il digiuno a scuola, definendolo “dannoso” per i bambini.

Queste decisioni sono state motivate da preoccupazioni legate al benessere fisico e all’efficacia dell’apprendimento degli studenti durante le lunghe ore di digiuno.

I presidi hanno espresso particolare preoccupazione per le potenziali ripercussioni del digiuno sui bambini, sottolineando come la mancanza di nutrimento e idratazione potesse influire negativamente sulla concentrazione, sull’energia e sulle prestazioni scolastiche. Inoltre, c’era l’apprensione che il digiuno potesse comportare rischi per la salute fisica dei più giovani, specialmente in un’età di crescita e sviluppo cruciale.

la circolare della dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Ermanno Olmi di Milano

Le misure adottate avevano l’intento di garantire che l’ambiente scolastico rimanesse un luogo dove la salute e il benessere degli studenti fossero la priorità, senza pregiudicare il loro diritto all’educazione e allo sviluppo personale.

Milano: due opzioni per gli studenti islamici

Un’altra scuola milanese è stata recentemente al centro delle polemiche per aver offerto alle famiglie dei bambini musulmani solo due opzioni durante il Ramadan: lasciare i bambini a digiuno in mensa oppure farli rientrare a casa per il pranzo.

Questa decisione, giustificata dalla scuola con la limitata disponibilità di personale per la supervisione, ha sollevato critiche per l’apparente mancanza di considerazione verso un’integrazione più armoniosa tra le esigenze religiose e la vita scolastica. Le reazioni hanno incluso accuse di trattamenti insensibili verso gli studenti obbligati a rimanere in mensa vicino ai compagni che mangiano.

Pratiche virtuose e soluzioni alternative

Di fronte a questi dilemmi, alcune scuole hanno adottato approcci innovativi e inclusivi. Un esempio è rappresentato dall’Istituto Marco Polo di Firenze che, a partire dal 2023, ha reso disponibile un’aula per la preghiera degli studenti musulmani durante il Ramadan, dimostrando un modo per conciliare la libertà religiosa con le esigenze scolastiche.

Proposte alternative comprendono l’offerta di menu differenziati nella mensa per gli studenti a digiuno o l’adozione di soluzioni come la didattica a distanza per gli studenti delle scuole serali, facilitando così la conciliazione tra obblighi scolastici e religiosi.

Il Ramadan a scuola rappresenta un’opportunità di dialogo interculturale e di crescita condivisa. Le sfide che emergono nell’integrare le pratiche religiose nell’ambiente scolastico richiedono soluzioni flessibili, che tengano conto delle esigenze degli studenti senza compromettere il contesto educativo.

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