L’altro giorno ho discusso con il Coinquilino. Oggetto del dibattere che cosa regalare a Pit per Natale. Abbiamo discusso un po’, io come al solito ho portato avanti le mie idee con grandi convinzioni, arroccata nelle mie ragioni, senza cedere di un millimetro. Per poi capire, più tardi, che stavo sbagliando. In breve, la di lui proposta era quella di regalare delle cose piccoline, più di una magari, dei puzzle perlopiù, costruzioni, libri, regali intelligenti insomma, e di attendere il prossimo anno per ragalargli qualcosa di “più grande”, magari aspettando anche di vedere quelle che saranno le sue richieste.
Io invece mi sono (ero?) impuntata su di un banco di lavoro in legno, bellissimo tra l’altro, con il quale, probabilmente, Pit nemmeno giocherà, per il momento almeno e che saremmo obbligati a tenere a casa dei nonni causa mancanza di spazio in casa nostra. Quello che mi ha fatto optare per questo oggetto, oltra la sua suddetta bellezza, è stata l’idea del “regalo grando a Natale”. Un’idea che mi porta dietro fin da piccola, quella di aspettare il regalo con la r maiuscola, quello più grande di tutto l’anno, la trepidazione, l’emozione. Tutta natalizia. Mi ricordo l’anno sotto l’albero trovai quell’enorme pacco che nascondeva proprio quella casa di Barbie che aspettavo da tanto. Se ci penso sono ancora felice.
Va detto, però, che Pit è ancora piccolo, non ha nemmeno due anni e forse forse, mi sono detta, la trepidazione, l’attesa e l’emozione sono solo tutti miei. Che per lui scartare un pacco gigantesco o un piccolo pacchettino colorato non fai poi molta differenza. Anzi, lui spesso si diverte di più con l’involucro che con il contenuto del pacchetto. Mi sono detta che questa corsa al pacco “enorme” è forse forse fuori tempo e fuori moda e, soprattutto, è un regalo che facciamo a noi e non a quello piccolo della casa. Come il fatto di circondarci di cose belle, di arredare la casa anche con i suoi giochi non è forse una cosa che soddisfa di più noi adulti? E ancora, non siamo sempre noi adulti ad insegnare ai nostri piccoli “a chiedere regali, regalini e regaletti a Natale”, a scrivere nella letterina tutti i loro desideri e ad impegnarci per accontentarli. Credo che, in definitiva, quella del ragalo “grande” per Natale sia una nostra invenzione e che loro, i piccoli, si accontenterebbero anche di molto meno.
E ora mi toccherà anche chiedere scusa al Coinquilino. Che dite?
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