Sembra assurdo, eppure i casi di bambini dimenticati in auto sono davvero tanti. Alcuni si risolvono felicemente, con qualche lacrima e broncio, altre volte finisce in tragedia.
L’ultimo caso che ha sconvolto l’Italia è quello del giugno 2013 accaduto a Piacenza dove un bimbo di soli due anni ha perso la vita. Era stato dimenticato in auto dal padre che, secondo le ultime notizie, era in uno stato di amnesia transitoria. Negli Stati Uniti i dati sono agghiaccianti: 38 bambini all’anno morti di ipertermia perché dimenticati in auto dai genitori. Si tratta di persone normali, non di cattivi genitori, bensì proprio quelli che, solitamente, sono premurosi e attenti con i loro bambini, vittime, anche l’oro, di una distrazione fatale.
Stile di vita frenetico, stanchezza, stress, bisogno di dormire, sono tutte congiunzioni sfortunate che possono portare un genitore a distrarsi al punto da dimenticarsi di avere il proprio piccolino li, seduto nel suo seggiolino, dentro un’auto che, in primavera-estate, diventa un vero inferno. La soluzione a questa terribile possibilità arriva dall’Italia. Carlo e Michele, colleghi di lavoro ed entrambi papà hanno avuto un’intuizione a dir poco provvidenziale. Sulla scia emotiva, tra rabbia e disperazione, per quanto accaduto al piccolo Luca nel 2013, i due colleghi mettono a punto un allarme che avvisa della presenza del bambino in auto.
Si chiama Remmy ed è un segnala bebè che promette di dare voce al bambino. Questo dispositivo, infatti viene programmato per segnalare la presenza del piccolo a bordo e tutti i movimenti del bambino ritenuti a rischio, come per esempio le cinture del seggiolino slacciate. Quando la vettura viene spenta, Remmy emette un suono che avvisa il genitore affinché non lasci il piccolino intrappolato in auto.
Un’idea semplice e geniale al contempo, che permette di salvare tantissime vite. Un’idea italiana, con un costo politico, proprio per essere alla portata di tutti.
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