La DAD, che ora è diventata DID (Didattica integrata a distanza), se per qualcuno non ha funzionato a dovere, per altri invece ha rappresentato una vera e propria lezione di vita. L’idea è venuta ad un’insegnante delle superiori del vicentino, che grazie alle sue tante competenze ha pensato di sfruttare la Dad a vantaggio dei ragazzi, facendogli vivere un’esperienza per loro inaspettata.
Un progetto-gioco che trasforma i ragazzi in una famiglia
L’ideatrice del gioco didattico per responsabilizzare i ragazzi si chiama Delia Fraccaro, insegnante di lingue all’Istituto Commerciale Guido Piovene di Vicenza. La professoressa che in tutto ha 5 classi per un totale di 170 alunni ha pensato bene di usare la Dad per fare qualcosa che andasse oltre il semplice insegnamento delle lingue.
Ma la professoressa Fraccaro oltre ad essere una insegnante di lingue, ha alle spalle una serie di esperienze sia in ambito psicologico, offrendo assistenza psicologica alle vittime di incidenti stradali per conto della società autostrade, sia come nutrizionista nonché insegnante di sostegno presso un altro istituto.
Prima di procedere con il suo progetto con le classi prime e seconde superiori, l’insegnante ha presentato il progetto ai rappresentanti dei genitori, agli altri insegnanti e allo psicologo della scuola. Una volta approvato il progetto, ha chiesto ai suoi alunni di scegliersi dei compagni con i quali ci fosse una certa empatia e poi decidere i ruoli che ognuno avrebbe svolto nell’ambito della famiglia.
Ciò che si è potuto notare è che non tutti hanno scelto la classica famiglia formata da padre, madre e figli, ma alcuni hanno preferito formare delle coppie dello stesso sesso, oppure creare un semplice gruppo di amici che decideva di andare a vivere insieme. C’era pure chi ha scelto di fare il cane.
Ad ognuno il suo ruolo e le sue competenze
Una volta stabilito chi svolgeva quale ruolo, l’insegnante ha assegnato ad ogni famiglia il compito di distribuire le cose da fare. Bisognava decidere chi andava a lavorare e quindi portare uno stipendio a casa, chi doveva occuparsi di accompagnare i figli a scuola e aiutarli con i compiti. Chi doveva occuparsi di fare la spesa e portare il cane spasso. Insomma, ogni gruppo doveva comportarsi come se appartenessero allo stesso nucleo famigliare e lo facevano scrivendo tutto ciò che dovevano fare non in italiano, ma in lingua straniera. Compito assai arduo!
Alla fine dell’esperimento, durato per quasi tutto il periodo della DAD, i risultati sono stati a dir poco sorprendenti e a dirlo non è solo la professoressa Fraccari, ma gli stessi ragazzi e anche i loro genitori. Questi ultimi infatti hanno raccontato che quando i loro figli si sedevano a tavola parlavano molto volentieri della loro famiglia virtuale, come se fosse qualcosa di realmente esistente. Dal canto loro, i ragazzi oltre ad aver potuto apprendere la lingua in modo più semplice e naturale, e il loro senso di responsabilità è cresciuto in modo esponenziale.
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