Un viaggio in bicicletta lungo 1500 km, da Ginevra a Napoli, in direzione Egitto, dove si terrà la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27). A intraprenderlo è stato il personale ospedaliero pediatrico e i leader del settore sanitario: un centinaio di corridori in totale, di cui una trentina hanno percorso l’intera distanza e gli altri si sono uniti per le varie fasi del viaggio, uniti nello scopo di sensibilizzare le persone sull’inquinamento atmosferico.
La missione, partita il 18 ottobre scorso, si è snodata attraverso tutto lo stivale, attraversando Milano, Modena, Firenze e Roma prima di giungere nel capoluogo partenopeo.
Ride For Their Lives: lo scopo
L’obiettivo di Ride For Their Lives è quello di aumentare la consapevolezza di come l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico stiano causando malattie e morte, soprattutto nei bambini.
Per far sentire la propria voce, i pediatri hanno scelto di portare ai leader mondiali una lettera aperta firmata da organizzazioni di tutto il mondo (che rappresentano 46 milioni di professionisti sanitari) e convalidata dal Rapporto speciale COP27 dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sui cambiamenti climatici e la salute: entrambi sottolineano i legami tra cambiamenti climatici e salute e richiedono un’azione urgente.
I documenti sono stati consegnati ai ciclisti per il loro viaggio a Glasgow dal dottor Diarmid Campbell-Lendrum, capo del dipartimento salute e clima dell’OMS, anche lui in sella.
Ride For Their Lives: il concetto
Il concetto di The ride for their lives è stato avviato da Vincent Lee e ha rapidamente guadagnato terreno con gli operatori sanitari pediatrici e il personale ospedaliero di altri bambini in tutto il Regno Unito, che credono che sia parte della loro responsabilità proteggere le persone e il pianeta.
I ciclisti hanno autofinanziato la loro partecipazione e ispirato il supporto mondiale. Più di mille persone in tutto il globo si sono unite alla corsa da remoto, da paesi come Australia, Canada, Francia, Germania, India, Irlanda, Malesia, Sud Africa, Svizzera, Stati Uniti e in tutto il Regno Unito.
Lo scopo delle corse in bicicletta è, innanzitutto, allargare la consapevolezza: il danno ai bambini legato all’inquinamento atmosferico è particolarmente grave, poiché i loro polmoni sono in una fase più vulnerabile.
L’inquinamento atmosferico è stato recentemente nominato per la prima volta come causa di morte nel Regno Unito, nel caso di Ella Kissi-Debrah, una bambina asmatica di 9 anni. Nonostante il problema sia diffuso, sono pochissime le azioni intraprese.
Parlare e agire sulla crisi climatica, insomma, deve diventare, secondo i pediatri, una parte normale del ruolo degli operatori sanitari, perché sono loro che sono considerati affidabili: non è, dunque, solo legittimo che lo facciano, ma anche necessario.
“A volte il cambiamento climatico sembra molto lontano, ma l’inquinamento atmosferico è sempre con noi“, sostengono i ciclisti.
Il viaggio da Ginevra a Napoli
Capeggiati da Diarmid Campbell-Lendrum, capo del dipartimento salute e clima dell’OMS, che ha consegnato ai ciclisti i documenti da portare in Egitto, i pediatri hanno cominciato la loro pedalata il 18 ottobre, dal Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, per arrivare a Napoli. Al gruppo originale, lungo il percorso, se ne sono aggiunti altri: tutti satelliti di una voce che non può restare inascoltata.
Il flash mob del 6 novembre
Il 6 novembre, in diverse città italiane, l’associazione nazionale dei pediatri ha organizzato un flash mob per portare all’attenzione di tutti il tema delle morti infantili causate dall’inquinamento ambientale e dai combustibili fossili: un modo unico e interessante per fornire messaggi sulla salute alla comunità che ha raggiunto .
Infermieri e medici, con tanto di camici, bambole (a simboleggiare i bambini), flebo, striscioni e trombe hanno percorso la distanza tra due luoghi simbolici delle città (due ospedali o due scuole) per protestare contro la scarsità di azioni adottate dai vari governi a protezione dei bambini.
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