La scuola in presenza ripartirà nella gran parte delle Regioni il prossimo 13 settembre. Ma per il primo giorno di lezioni saranno ancora tanti (forse troppi) i nodi da sciogliere da parte del governo.
Vaccini, trasporti, distanziamento in aula, Green pass: sono solo alcuni dei dossier ancora aperti e che non troveranno soluzione fino a quando non avverrà l’attesa conversione in legge in Aula dell’emendamento al decreto del 6 agosto annunciato dal sottosegretario al Miur, Barbara Floridia. L’ok del Parlamento, però, difficilmente arriverà entro il 13 del prossimo mese: ciò significa che saranno perlopiù circolari e protocolli vari a regolare il ritorno in classe di milioni di bambini.
Distanziamento in aula
I ragazzi in aula saranno distanziati? Bella domanda, visto che le interpretazioni in merito sono diverse. Nel protocollo di sicurezza siglato dal governo e dai sindacati, per esempio, si faceva esplicito riferimento al “rispetto di una distanza interpersonale di almeno un metro qualora logisticamente possibile” mantenendo “anche nelle zone bianche la distanza di due metri tra i banchi e la cattedra“.
Meno imperativa la nota vergata da Stefano Versari, capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione che ha parlato del metro di distanziamento in termini di “raccomandazione“, pur escludendo la possibilità del ritorno alla didattica distanza se questioni logistiche impedissero di osservarla.
Green pass: controlli sì o no?
Capitolo Green pass. Dal ministero dell’Istruzione l’indicazione per i presidi è quella di scaricare l’apposita app, ma almeno in una prima fase i dirigenti scolastici non dovranno richiedere agli insegnanti copia cartacea del certificato verde.
Da parte dei presidi in realtà la richiesta è che l’onere dei controlli non ricada sulle loro spalle ma sulle Asl, così come vorrebbero veder eliminate anche le sanzioni previste in caso di mancati controlli sui docenti.
In presenza di insegnanti no vax non è ancora chiaro chi dovrà pagare i tamponi per accedere a scuola, ma la sensazione è che dovranno essere gli stessi professori a pagare di tasca propria. Nel caso in cui dovessero rifiutare, i presidi dovrebbero comunque temporeggiare fino al quinto giorno di assenza prima di convocare un supplente. Questo perché il titolare della cattedra potrebbe ripensare il suo rifiuto. In questo modo la scuola eviterà di pagare due insegnanti contemporaneamente.
Trasporti e tamponi
L’incognita maggiore resta probabilmente quella relativa ai trasporti in vista del ritorno tra i banchi. Nonostante ulteriori 600 milioni di euro di finanziamenti aggiuntivi stanziati dall’esecutivo, il rischio di assistere a pericolosi assembramenti sui bus è concreto.
La proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Enrico Giovannini, era stata di estendere anche ai ragazzi dei licei il servizio degli scuolabus.
Sul fronte tamponi, invece, a fare chiarezza dovrebbe essere nei prossimi giorni una circolare. Cento milioni sono stati stanziati per il tracciamento dei ragazzi, mentre per quanto riguarda l’areazione delle classi l’indicazione del Miur è quella di lasciare le finestre aperte, anche in inverno.
Nel caso in cui un istituto voglia optare per sistemi di areazione diversi dovrà attrezzarsi autonomamente. Magari attingendo al fondo per la sicurezza da 350 milioni di euro che il ministro delle Finanze, Daniele Franco, e quello del Miur, Bianchi, hanno destinato a 8mila scuole italiane.
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