I ricercatori dell’Università di Heidelberg in Germania hanno messo a punto un test in grado di prevedere il rischio di aborto spontaneo a partire dalle prime quattro settimane di gravidanza. Questo screening precoce non può prevenire il dolore di una perdita, ma può aiutare a capire se una mamma perderà o continuerà a far crescere il suo bambino. Questa scoperta può essere un modo per monitorare e rassicurare una donna in attesa e farle affrontare la situazione prima che sia necessario un raschiamento o un vero e proprio parto precoce.
Una proteina alla base del test
Gli scienziati hanno scoperto che a predire se una donna è a rischio di aborto è una proteina, la periostina, che influisce sull’impianto e lo sviluppo dell’embrione. Per quanto emotivamente drammatico può essere quest’esame, può, dall’altro lato, anche rassicurare una futura mamma che la sua gravidanza procederà nel migliore dei modi. Questi studi sono solo l’inizio di analisi che un giorno potrebbero aiutare a diminuire i casi di aborti spontanei.
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Dopo queste esperienze si cambia…
Che esistano dei test è risaputo da tempo.
Ma fare questo tipo di esami preconcezionali non ha senso. E lo dico io che ho avuto due aborti spontanei con tante ripercussioni psicologiche.
Il problema è che il sistema sanitario contempla questo genere di analisi dopo il terzo aborto spontaneo. Questo è un assurdo e porta a rivivere una esperienza traumatica.
L’unico modo per fare gli esami dopo il primo aborto è avere un ginecologo privato che si metta la mano sul cuore e non si affidi semplicemente si protocolli sanitari.
Non è giusto la aborto