“Io, morto per dovere” è il libro in cui la vedova dell’agente della Criminalpol Roberto Mancini racconta la vera storia del marito, il poliziotto che per primo ha scoperchiato il disastro ambientale della cosiddetta Terra dei fuochi, ovvero quell’area della Penisola, compresa tra le province di Napoli e Caserta, tristemente nota per lo sversamento di rifiuti tossici e di roghi dei rifiuti ad opera della camorra.
Il testo, realizzato grazie alla collaborazione dei giornalisti Luca Ferrari e Nello Trocchia, racconta come, circa 20 anni fa, il poliziotto Roberto Mancini riuscì a scoprire le terribili dinamiche che stavano dietro al traffico dei rifiuti tossici.
Tuttavia le sue indagini e le sue informative dettagliate furono inascoltate e attorno lui non rimasero che pochi fedeli collaboratori. Uno di loro, che preferisce rimanere anonimo, oggi lo ricorda commosso: “Roberto ha pagato con la vita (è morto di cancro nell’aprile del 2014), un altro di noi è morto di leucemia, altri due si sono ammalati”.
In seguito alla morte, come spesso capita nel nostro Paese, Roberto Mancini è stato riconosciuto come “vittima del dovere” dal Ministero dell’Interno.
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