Dopo il tragico evento che si è verificato in questi giorni presso l’Ospedale Pertini di Roma, che ha portato alla morte di un neonato di soli 3 giorni, il rooming in è diventato di nuovo oggetto di dibattito.
Si tratta essenzialmente della possibilità della mamma e del bambino di dormire immediatamente nella stessa stanza subito dopo il parto, posizionando una culla in prossimità del letto e facendo in modo che si crei immediatamente un contatto.
In questo modo è stato riscontrato che si facilitano l’attaccamento al seno e le prime fasi dell’allattamento, quando ancora il piccolo deve imparare e la mamma non ha esperienza in merito.
Per alcune donne tenere il piccolo 24 ore su 24 appena terminato il parto è un’esperienza utile e profonda, per altre può divenire fonte di preoccupazione se non ci si sente ancora pronte a gestire la nuova vita a causa dei dolore e della stanchezza e soprattutto se non ci si sente adeguatamente supportate.
Rooming in: come funziona
Il Rooming in consiste quindi nel permettere alla madre e al bambino di restare insieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale.
Viene così promosso il contatto pelle a pelle della mamma con il bambino, subito dopo averlo lavato e vestito a seguito del parto e aver portato a termine gli esami di routine.
Ovviamente questa possibilità è attualizzabile solo nel caso in cui il piccolo sia perfettamente in salute e non ci sia alcun pericolo per la sua salute o per quella della mamma.
Questa politica è stata estesa in alcuni ospedali anche al papà, che non sono più vincolati in termini di orario ma possono trascorrere i primi giorni nella stessa stanza con la mamma e il figlio, in modo da creare un rapporto familiare oltre quello inscindibile che si forma con la donna, complice l’allattamento.
Si tratta di una pratica che è stata introdotta negli anni ’90, seguendo un’iniziativa chiamata Baby Friendly Hospital che, con il sostegno dell’UNICEF e dell’OMS, si è estesa su tutto il territorio italiano, seppure non è un obbligo per le strutture che operano nel nostro paese.
Vediamo quindi quali sono i vantaggi del rooming in e come sfruttarli al meglio per vivere il ruolo del genitore dal primo istante.
I benefici del Rooming in
Secondo numerosi pediatri, il rooming in è una pratica che porta più vantaggi che svantaggi, soprattutto per quanto concerne la sfera emozionale e intima.
– Trauma ridotto per il bambino
Il neonato ha appena subito il trauma del parto e si trova all’interno del nido, in un lettino asettico e senza il contatto diretto con la pelle.
Secondo diversi esperti questo sarebbe invece essenziale nei primi attimi di vita, in quanto permetterebbe di creare un legame immediato e di favorire il passaggio dall’utero al mondo esterno.
– Regolare il battito cardiaco e la respirazione
Il neonato deve adattarsi al mondo circostante, regolarizzando le proprie funzioni vitali di base, come ad esempio il battito e la respirazione.
La prossimità della madre rassicura il bambino e lo tranquillizza : pertanto è più semplice che il neonato riesca ad abituarsi prima al nuovo ambiente.
– Regolare la temperatura
Il neonato appena venuto al mondo tende a soffrire lo sbalzo termico e nulla più del calore della madre è in gradi di riscaldarlo adeguatamente.
Si tratta di una fase di transizione, che permette al piccolo di regolare i gradi corporei e di non sviluppare problematiche connesse.
– Agevolare l’allattamento
L’allattamento non è per tutte le madri e i neonati un’operazione automatica, anzi la maggior parte delle volte avviene con alcune difficoltà nella fase iniziale.
Pertanto, al fine di agevolare il contatto, si promuove l’attaccamento al seno subito dopo il parto, tramite il rooming in, il che rende questa situazione meno traumatica per entrambe le parti.
La mamma che non riesce ad allattare potrebbe infatti sentirsi inadeguata, così come il neonato innervosirsi e non ricevere il nutrimento dei quale ha bisogno nei primi momenti di vita.
– Stabilizzare il metabolismo
Come tutte le altre funzioni corporee del piccolo, è necessario un po’ di tempo affinché siano stabilizzate correttamente. È il caso del metabolismo e il ritmo sonno-veglia, che potranno regolarizzarsi.
Rooming in in Italia
Secondo la maggior parte dei pediatri, il rooming in è benefico per mamma e bambino e cementa sin da subito il loro legame.
In Italia è una pratica largamente diffusa, anche se la donna non dovrebbe essere obbligata ad avere il piccolo in stanza se non si sente nelle condizioni per gestirlo e prendersene cura.
Capita quindi che la prima notte venga tenuto al nido e non appena la mamma avverte un miglioramento nelle proprie condizioni di salute viene portato nella culla in prossimità del letto.
Nel nostro Paese sono diverse le strutture che riescono ad includere anche il papà in questa pratica e permettono di creare un legame familiare dal primo istante, con risvolti positivi sulla tranquillità del bambino e sulla sua salute in generale.
È chiaro che la vicinanza continua del neonato, nei momenti immediatamente successivi al parto, che possono essere molto dolorosi e faticosi, non sempre è la cosa migliore per entrambi.
Se la neomamma si sente pronta a tenere immediatamente il suo bambino dopo il parto è giusto vivere questa esperienza travolgente e naturale, altrimenti non bisogna temere di manifestare la stanchezza o la preoccupazione, poiché il personale sanitario è tenuto a fornire tutto il supporto del caso.
Il rooming in deve essere una scelta consapevole per la mamma, per il bene suo e del bambino.
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