Una voce li interroga sulla loro infanzia: dove amavano nascondersi, se erano bimbi timidi o aperti, qual era il loro soprannome e se i genitori giocavano con loro.
È interessante vedere come nessuno sa cosa li aspetta, e fissano in maniera interrogativa una macchina sulla quale vengono proiettati tutta una serie di simboli. Alla fine “dell’esperimento” finalmente li si avverte che stanno per incontrare il loro bambino interiore: e l’espressione dei loro volti vale da sola tutto il filmato.
Non voglio raccontarvi il finale: perché il filmato merita assolutamente di essere visto tutto intero (io sono alla terza visione e ancora mi commuovo), anche se si tratta di una pubblicità realizzata da un’azienda di giocattoli peruviana.
Dai racconti degli adulti però, si vede come nessuno di loro ha mai giocato molto con i genitori: e la riflessione immediatamente successiva che farà ogni genitore è…ma io gioco abbastanza con i miei figli?
Le nostre giornate sono come un fiume in piena: il lavoro, la casa, le esigenze primarie dei piccoli. Spesso arriviamo alle 8 di sera stremati, e con i bambini attaccati ai pantaloni che, mentre cuciniamo con un occhio aperto e uno chiuso, ci supplicano: giochi un po’ con me?
Purtroppo non tutti hanno la forza di mettersi seduti a terra e costruire castelli con i lego, ninnare bambole o leggere libri. Eppure se ci fermassimo a pensare capiremmo che i piccoli, sballottati tra l’asilo, gli sport, i nonni le baby sitter, non notano assolutamente se la casa è un disastro, ma porteranno sempre con loro il ricordo dei giochi fatti con papà e mamma. E senza dubbio farà bene anche a noi…
Perché, sapete, il nostro bambino interiore è molto più vicino di quello di crediamo…
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