Nell’ambito della scuola primaria, i bambini tendono a coalizzarsi in gruppi in base al genere sessuale e, in particolare, sono i maschietti quelli più chiusi e selettivi per quanto riguarda le compagnie: uno studio inglese ha fatto luce su quali siano le dinamiche che caratterizzano le relazioni sociali dei più piccoli.
Come avvengono le interazioni sociali dei bambini?
I risultati dello studio sono stati pubblicati di recente su “Plos One”, rivista che raccoglie le più interessanti ricerche a livello scientifico, e grazie a un gruppo di lavoro che ha visto collaborare la “London School of Hygiene & Tropical Medicine” e la Cambridge University hanno fatto luce su uno degli aspetti meno conosciuti dei nostri figli, vale a dire le loro dinamiche relazionali a scuola.
E alcuni dati che emergono sono sorprendenti: se il fatto che i gruppi che si formano a scuola rispondano a criteri di natura sessuale non è stato una sorpresa, è emerso però come i più selettivi e tendenti a scegliere dei gruppetti chiusi siano i maschietti, e non le femminucce.
Infatti, la ricerca ha cercato di capire quale sia il loro comportamento in classe, dato che può diventare indicativo di come tenderanno a socializzare una volta cresciuti. Inoltre, secondo i ricercatori del team britannico, a influenzare la formazione dei suddetti gruppi sarebbero diversi fattori esterni, tra cui ad esempio gli stessi orari e gli stessi luoghi delle interazioni.
Il sondaggio e alcuni risultati
Per arrivare a questi risultati, gli studiosi hanno preso in esame i sondaggi somministrati a 460 bimbi, tutti attorno ai sette anni di età, delle scuole secondarie del Regno Unito.
In base alla risposte fornite su alcuni punti (come trascorrevano il tempo in classe e con chi) si è scoperto che i modelli di “relazione sociale” variavano da istituto a istituto, ma vi erano comunque delle costanti.
Ad esempio, con sorpresa degli stessi ricercatori, è emerso che i bambini smentiscono di fatto uno degli stereotipi di genere e risultano essere molto più selettivi delle bambine. È stato inoltre affrontato il concetto di popolarità: le “etichette” di popolare o non popolare che vengono assegnate a scuola tendono a rimanere costanti nel tempo.
Infine, lo studio è servito anche per capire, in base a delle complesse analisi, come le modalità di interazione tra i più piccoli possano determinare o meno il diffondersi di malattie infettive tipiche dell’infanzia, come il morbillo o anche un’influenza. Il “social mixing” che si sviluppa a scuola è infatti un fattore decisivo per svelarne le dinamiche di trasmissione.
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