11 luglio 2024 –
L’ennesima circolare del Ministro dell’Istruzione Valditara, cerca di mettere un fermo definitivo ai dispositivi elettronici in classe, anche per scopo didattico. E anche per i compiti, sarà obbligatorio scriverli sul diario cartaceo.
Invece di andare avanti con la scuola, si sta tornando indietro?
Circolare anti-tecnologia in classe
Il tema degli smartphone in classe è dibattuto da anni: se siamo tutti d’accordo, genitori e insegnanti, sul fatto che sarebbe meglio limitare l’uso dello smartphone in classe per fini personali e ricreativi (e infatti il divieto esiste già dal 2007), però non tutti vediamo i dispositivi elettronici come il male incarnato.
LEGGI ANCHE: Smartphone in classe: sì o no?
Durante la pandemia l’uso dei tablet e smartphone in classe e a casa era diventato forse pervasivo, per ovvi motivi organizzativi e per scopi puramente didattici. Ora l’ultima circolare del Ministro Valditara, vuole vietarne l’uso in classe anche per scopi didattici, cercando di annullare un progresso in avanti inevitabile.
Al convegno “La scuola artificiale – Età evolutiva ed evoluzione tecnologica“, che si è svolto a Roma il 10 luglio, il Ministro ha annunciato le due iniziative, poi confermate sui social.
Sotto lo stesso segno la circolare che stabilisce l’obbligo del diario cartaceo: in realtà non è mai scomparso, ma in molte scuole era in parte sostituito dal registro elettronico per segnare compiti, voti e comunicazioni varie alla famiglia.
«Il genitore potrà controllare, se il figlio non gli fa vedere il diario – ha dichiarato Valditara – però così il bambino si abitua a scrivere. Noi dobbiamo riabituare i nostri ragazzi al rapporto con la penna e con la carta».
La scuola tecnologica è un male?
Alla luce di queste due circolari, si evince la volontà di estirpare la tecnologia dalla scuola, e tornare indietro nel tempo.
L’idea è appunto quella di riabituare i ragazzi alla scrittura con carta e penna, capacità che secondo molti si è persa nei bambini e ragazzi “nativi digitali”. Se da un lato alcuni studi hanno evidenziato un calo dell’apprendimento messo in relazione con l’uso delle tecnologie in classe, non bisognerebbe neanche demonizzarle e rifiutarle in toto.
Ha fatto discutere molto anche la sospensione di uno studente in Campania, per aver usato il cellulare in classe: per questo motivo gli era stata preclusa la gita scolastica, ma i genitori hanno fatto ricorso al TAR e vinto la causa. Se da un lato è giusto far rispettare le regole agli studenti, dall’altro la decisione di privarli di un’attività didattica e formativa è sembrato decisamente esagerato.
Inoltre il tribunale ha tenuto conto che la sospensione era stata decisa senza confrontarsi minimamente con i genitori dello studente, stracciando quindi il famoso principio di partecipazione e collaborazione scuola-famiglia.
Il video della settimana