Siamo sempre più ossessionati dall’etichettare le persone. Ci dà sicurezza perché così il mondo ci appare più chiaro, ci permette di semplificare per facilitare la nostra comprensione di quello che ci circonda.
Così sono apparse decine di tipologie di genitori, la “mamma tigre” che arriva dall’Oriente, non so se con furore, i “genitori elicotteri”, che atterrano per arrivare a salvare i figli, o i “genitori curling”, sport sconosciuto a tutti fino a pochi anni fa, che spazzano via gli ostacoli di fronte al cammino dei propri bambini. Facendoci caso, definizioni sempre con un’accezione negativa.
Sembriamo voler analizzare tutte le possibili peggiori caratteristiche di noi genitori. Che poi, un genitore ha mille sfaccettature. Magari un giorno ti spazza davanti ai piedi per farti andare più veloce ma il giorno dopo la scopa te la sbatte in testa. Chissà come sarebbero stati etichettati i genitori di una volta. Forse i “genitori naturalisti” .
Prima fare figli era una cosa naturale. Lo stesso valeva per diventare grandi, faceva parte dell’ordine della Natura. Non si allambiccavano il cervello per capire come crescevano i bambini o quali erano le conseguenze dirette o indirette dei comportamenti o delle scelte dei genitori sulla crescita dei figli.
Se uniamo questa esigenza irrefrenabile di dare etichette al fatto che quando vogliamo fare un complimento a una donna le attribuiamo caratteristiche maschili (così una donna che si fa rispettare è “una donna con gli attributi”) e quando vogliamo sminuire, o offendere, un uomo gli assegniamo atteggiamenti femminili quando c’è da avere coraggio non dobbiamo “fare le femminucce”), ecco che si arriva quasi naturalmente a definire i nuovi papà come “mammi”.
I papà di oggi sono un “nuovo fenomeno”, e quindi vanno catalogati per essere capiti, e si sono rammolliti perché si alzano di notte quando il figlio piange mentre la moglie rimane a letto e, quindi, fanno le donne, ovvero le mamme.
Il “papà torrone”
Per chiudere il mese di marzo dedicato ai papà, ho pensato che se a qualcuno proprio non basta più la parola “papà”, la sente stretta, e vuole avere un’etichetta tutta nuova, ancora da spacchettare, mai usata prima da nessuno, voglio che sia almeno uno dei nuovi papà a coniarla. Così mi sono lanciato nel “papà torrone”.
Come il famoso dolce tipico natalizio, proprio il periodo di Babbo Natale e, quindi, di un papà. Il papà torrone è forte e dolce allo stesso tempo. E’ così che sono i papà di oggi.
Vogliono conciliare dolcezza, sensibilità e autorevolezza infrangendo un tabù di tanti anni fa: si può scherzare e divertirsi anche con chi stabilisce le regole. Perché l’unico modo per mandare all’aria questa voglia di etichettare è smontarla dall’interno vincendola con un po’ di ironia.
Anzi, ora che ci penso… tra poco ci sarà la Festa della Mamma.
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