In un altro articolo abbiamo spiegato l’importanza della fontanella del neonato, che permette al bambino di nascere. Grazie alla sua conformazione anatomica, la testolina ha delle ossa cartilaginee molto flebili che permettono al cranio di adattarsi per passare nel canale del parto e venire alla luce.
Queste ossa, che si chiamano fontanelle, permettono alla scatola cranica di crescere alla sua velocità in base al volume del cervello e senza subire compressioni durante lo sviluppo. Non è un caso che la circonferenza cranica del neonato passi in media dai 35 centimetri della nascita fino a un massimo di 47 cm entro il primo anno di vita.
Questa premessa è doverosa per far capire quando si chiude la fontanella del neonato, un percorso molto soggettivo in base al bambino.
La chiusura della fontanella, o per meglio dire delle fontanelle, cambia in funzione della circonferenza cranica del neonato. Più è grande e più tempo impiegano per chiudersi. Il processo inizia gradualmente dopo il sesto mese di vita con diverse evoluzioni in base al tipo di fontanella. Non si chiudono nello stesso momento ma quella più piccola, la fontanella lambdoidea, e quelle laterali danno inizio all’evoluzione e si saldano entro l’anno fino a un massimo di 18 mesi. Per quella più grande sopra la fronte, chiamata fontanella bregmanica, c’è tempo fino al secondo anno d’età.
Il pediatra fa un controllo medico della sua forma anteriore poiché è un monito per la salute del neonato. Controlla la fontanella durante ogni appuntamento anche per verificare il processo di calcificazione e valutare se tutto sta procedendo nella norma.
Se le fontanelle restano aperte continuano a pulsare e a muoversi seguendo il ritmo del battito cardiaco del neonato; una visione che può scatenare dubbi e insicurezze alle mamme ma che fa parte della natura del neonato.
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