I “tata-tablet”? Fanno male: e quindi quello che era il sospetto di tanti genitori diventa una certezza nella ricerca della Boston University School of Medicine, che sulla rivista Paediatrics ha messo in guardia padri e madri dall’abuso degli smartphone ai bambini. Non parliamo quindi di malattie fisiche, ma del crescere figli incapaci di conoscere e controllare le proprie emozioni.
Facciamo un passo indietro e indichiamo uno scenario casuale: sala d’aspetto del pediatra, con bimbi annoiati che attendono il loro turno. Alla maggior parte di loro i genitori danno il proprio smartphone per passare il tempo, se come nel caso dei più grandi, non ce ne sia già uno di loro proprietà. E quindi ci sono tutti questi bimbi, dai più piccoli stregati dai cartoni animati, ai più grandi che scrivono messaggi all’amico del cuore con gli occhi e il cervello incollati allo schermo. La stessa cosa succede al ristorante, al supermercato, in casa, dove c’è la scena assurda del piccolo che gioca con il tablet seduto davanti alla tv.
Sfatiamo anche il mito del genitore che ritiene il figlio di un’intelligenza superiore perché sa scattare una foto: allo Smithsonian National Zoological Park di Whashington, alle scimmie è permesso usare l’ipad, e lo fanno pure senza problemi.
Ma cosa può provocare l’uso di questi dispositivi nei bambini? Se ogni volta che urlano, piangono, si annoiano e chiedono attenzione, invece di relazionarvi direttamente con loro gli date un gioco tecnologico, come potranno auto-regolarsi? Se si abituano a subire il torrente di parole, suoni e colori che escono da questi strumenti, che ne sarà delle loro competenze linguistiche e sociali?
Perché ricordiamoci, si tratta di strumenti: né buoni, né cattivi, ma utili o inutili in base alluso che se ne fa. Insegnare ai figli come fare una chiamata di emergenza, o magari come usare ognuno di essi, significa arricchire le loro conoscenze di bambini 2.0 e far sì che al momento in cui si trovino ad utilizzarli sul serio, non si trovino in difficoltà.
Se invece l’unico uso è quello del tata-tablet, del “tieni questo almeno stai buono”, allora fatevi un esame di coscienza, e chiedetevi se non si tratti solo di pigrizia, o del rifuggire ad un confronto con vostro figlio. Non dimenticate infine che la ruota gira e che un giorno, tra molti anni, quando sarete anziani e avrete voglia di scambiare due parole, rischierete di ritrovarvi con un figlio che vi caccia in mano uno smartphone di ultima generazione dicendo di malagrazia “almeno ve ne state un po’ tranquilli”. E di chi sarà stata la colpa?
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