Smettete di dire ai vostri figli di ‘Non fissare’: l’appello di una mamma

25 ottobre 2024 –

Megan è mamma di una bambina con disabilità e ha recentemente condiviso un messaggio sui social, facendo un appello un po’ particolare. Ha chiesto agli altri genitori di non dire più ai loro figli di non fissare la sua bambina: secondo Megan, oltre a reprimere la naturale curiosità dei bambini, questo atteggiamento non permette di instaurare una relazione con le persone disabili e quindi di limitare l’inclusione.

Un appello per non reprimere la curiosità dei bambini

Invece di dire ai bambini di non guardare, lasciateli avvicinarsi e fare domande. La curiosità è la chiave per l’inclusione“, dice Megan Gillett, una mamma inglese di una bambina che ha una rara malattia neurodegenerativa chiamata leucodistrofia metacromatica (MLD). Il suo messaggio ha toccato molte persone e ci invita a riflettere su come insegnare ai bambini a relazionarsi con la disabilità.

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Megan racconta che spesso sente altri genitori dire ai loro figli di “non fissare” sua figlia quando sono al parco. A causa della malattia, sua figlia non può più camminare o parlare e ha bisogno di aiuto per fare tutto.

Megan crede che gli sguardi curiosi dei bambini non siano sempre negativi. Al contrario, la curiosità è spesso il primo passo per capire meglio. “Più insegniamo ai bambini a evitare la disabilità, più facciamo sembrare la disabilità qualcosa di cui aver paura”, dice Megan. Secondo lei, dire ai bambini di non guardare chiude la porta all’inclusione e impedisce ogni possibilità di interazione.

La paura di sbagliare limita l’inclusione

Molti genitori, per rispetto o per paura di offendere, preferiscono evitare ogni tipo di interazione, pensando di proteggere così i loro figli e le persone con disabilità. Megan, però, vede questo atteggiamento come una forma di esclusione, anche se non voluta.

La cultura che fa sentire le persone disabili separate dal mondo inizia proprio in questi parchi giochi, e anche se le persone pensano di fare la cosa giusta, finiscono solo per escludere ulteriormente una minoranza. So che c’è la paura di dire qualcosa di sbagliato, ma il peggio è non dire nulla.

Piccoli gesti come dire “vai a salutare” o lasciare che i bambini facciano domande possono aprire un dialogo, aiutando i bambini a capire meglio la diversità e promuovendo l’inclusione.

Un passo verso una società inclusiva

La figlia di Megan, che ha ricevuto la diagnosi di MLD a due anni e mezzo, non può più mangiare o bere da sola, ma ama molto interagire con le persone intorno a lei. Megan è convinta che la curiosità dei bambini possa essere un potente strumento per abbattere le barriere e rendere la società più inclusiva. “Quando chiediamo ai bambini di non guardare, perdiamo l’opportunità di insegnare loro che si tratta semplicemente di un bambino che usa una sedia a rotelle invece delle gambe, o che mangia in modo diverso”.

Il messaggio di Megan ha fatto discutere molto online, ottenendo milioni di visualizzazioni e tanti commenti. Molti genitori hanno ringraziato Megan per averli aiutati a riflettere su un comportamento che pensavano fosse giusto.

Tuttavia, ci sono state anche delle critiche. Alcuni genitori, soprattutto quelli con figli con autismo, hanno espresso preoccupazioni sul fatto di lasciare che i bambini fissino, perché questo potrebbe far sentire a disagio i bambini più sensibili o, in alcuni casi, causare crisi.

Educare al rispetto

Megan ha risposto a queste osservazioni dicendo che ogni situazione è unica e richiede un approccio rispettoso e sensibile. Il suo messaggio è di trovare un equilibrio tra l’accettare la diversità e il rispettare le singole situazioni. Ha sottolineato che il suo obiettivo non è mai stato quello di creare imbarazzo, ma di promuovere la comprensione reciproca.

Il messaggio di Megan ci ricorda quanto sia importante insegnare ai nostri figli che la diversità fa parte della vita e della società. Fermare la curiosità dei bambini può creare una distanza che porta all’esclusione. Invece, incoraggiarli a fare domande e a interagire con chi è diverso può aiutarli a diventare più empatici e aperti. L’inclusione inizia con la curiosità, e come genitori, educatori e adulti, abbiamo la responsabilità di alimentarla nel modo giusto.

La diagnosi della malattia di Nellie e un messaggio di speranza

In un altro post Megan parla anche di come hanno reagito in famiglia, quando hanno ricevuto la diagnosi della malattia della figlia Nellie. Scegliamo di condividerlo perché possa essere un messaggio di speranza per tutte le famiglie che affrontano questo percorso difficile.

Giorno per giorno, a meno che Nellie non abbia una crisi terribile, penso di essere l’umano più fortunato del mondo. Hai visto la mia vita? Avete visto quanto è magico e pieno di amore? Le persone con cui posso trascorrere il mio tempo e i posti in cui posso andare? Sono benedetta e oltre. Come possono la mia vita e il mio tempo trascorrere in tutti i modi che amo con tutte le persone che amo essere altro che una benedizione?

Le persone si chiedono se dovremmo affrontare emotivamente ciò che sta per arrivare, ma io penso perché? Accadrà comunque, arriveranno quei giorni orribili, questo è il problema delle malattie progressive, la stabilità è un lusso che ti viene dato solo brevemente. Si vive con la costante del cambiamento e quindi perché dovrei mettermi nell’emozione di ciò che sta arrivando?

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Fonte immagini: Instagram

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