L’industrializzazione ha reso il mondo un posto molto più inquinato di cento o cinquanta anni fa. I centri urbani sono diventati reticoli di strade e ingorghi di veicoli che generano confusione ed emissioni chimiche, tanto che di giorno in giorno il destino del pianeta sembra sempre più segnato. É imperativo fare un passo indietro e chiedersi se il progresso (se così lo si vuole chiamare) vale davvero di più della salute degli esseri viventi e se non sia davvero possibile porre freno ad alcune forme di inquinamento che sembrano evitabili.
Non è un mistero che lo smog rappresenti un rischio medico per tutti, ma in che misura influisce sulle donne in gravidanza e sui neonati? Uno studio di entità nazionale, avviato e gestito dall’IRCCS Burlo Garofolo della città di Trieste, ha il compito di chiarirlo nel dettaglio.
Lo studio sui pericoli dello smog per i neonati
Lo studio, guidato dall’epidemiologo Luca Ronfani, coinvolge cinque regioni definite “regioni pilota”: il Friuli Venezia-Giulia, il Piemonte, la Toscana, il Lazio e infine la Sicilia, e si concentra in particolar modo sui primi mille giorni di vita di un bambino, ossia dal concepimento al secondo anno.
Questo periodo è molto importante proprio perché avviene lo sviluppo sia fisico che mentale di un individuo. Se il bambino viene esposto fin dai primi anni di vita ad emissioni chimiche pericolose, questo sviluppo fisico, mentale, cardiaco, respiratorio e metabolico viene messo a repentaglio e può, in alcuni casi, subire dei rallentamenti o delle limitazioni dannose.
Compito dello studio è proprio indagare questo fenomeno e scoprire nei minimi particolari gli effetti dell’inquinamento sul bambino, da quando ancora si trova nel grembo materno fino ai primi anni di vita. In seguito all’ottenimento dei risultati, la speranza è quella di essere in grado di dare vita a delle politiche ambientali più mirate a proteggere il pianeta e chi ci vive, soprattutto gli individui più piccoli e indifesi.
La tecnologia di supporto
In appoggio agli studi medici effettuati sugli individui coinvolti, ci sarà anche l’avanzata strumentazione tecnologica. I satelliti forniranno dati precisi per rilevare le zone di inquinamento, individuando in modo mirato l’area di provenienza di chi partecipa alle analisi. In base ai risultati sarà possibile segnalare le aree di maggiore esposizione allo smog e prendere provvedimenti al riguardo.
Il video della settimana